Scienza

apr122018

L'obesità non deriva prevalentemente da una predisposizione genetica

Secondo uno studio pubblicato su Physiological Measurement, nello sviluppo dell'obesità contano maggiormente l'ambiente e lo stile di vita rispetto ai geni ereditati. «In uno studio precedente avevamo identificato una serie di 38 geni la cui attivazione è correlata con diverse caratteristiche associate all'obesità: infiammazioni, cancro, disturbi della riproduzione e dell'umore» dice Francesc Font-Clos, del Centro della Complessità e i Biosistemi (CC&B) dell'Università di Milano, autore principale dello studio. «Abbiamo quindi cercato di capire se questa sorta di firma genetica potesse aiutarci a indagare il ruolo che i nostri geni giocano nello sviluppo dell'obesità» prosegue.

I ricercatori hanno confrontato la lista da loro compilata di geni associati alle variazioni dell'indice di massa corporea con quella derivante da più di seicento campioni da un database britannico di gemelli grazie a un algoritmo sviluppato in precedenza, in grado di aumentare l'efficacia di questo genere di analisi. Ebbene, i risultati hanno mostrato che la firma genetica dell'obesità è fortemente correlata sia all'indice di massa corporea, sia alla massa grassa. Inoltre, nei gemelli monozigoti le differenze nell'attivazione di questa firma genetica non sono dovute al loro genoma, che è identico, ma alle variazioni nella massa corporea. I ricercatori hanno identificato anche una serie di percorsi deregolamentati coinvolti nell'obesità, che vanno dall'infiammazione al metabolismo, e hanno dimostrato che il punteggio di deregolamentazione del percorso è fortemente correlato con le variazioni dell'indice di massa corporea in coppie di gemelli identici. L'analisi, quindi, mostra chiaramente che le alterazioni nell'espressione genica osservate nei soggetti obesi non sono dovute al loro background genetico e dovrebbero quindi essere principalmente associate all'ambiente e allo stile di vita. «Non si diventa obesi perché si ereditano alcuni geni sfortunati. Non è questione di sfortuna ma di condizioni che possono essere cambiate. Per questo è importante studiare l'obesità in un contesto più ampio, che includa sia fattori interni che esterni, e le loro interazioni reciproche» conclude Caterina La Porta, del Dipartimento di scienze e politiche ambientali dell'Università di Milano, coordinatrice del lavoro.

Physiol Meas. 2018. doi: 10.1088/1361-6579/aab85a

Fonte: doctor33.it


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