Attualità

set42015

La Bse fa meno paura: tornano in commercio alcuni prodotti tipici della nostra gastronomia

L'Unione Europea ha autorizzato il consumo di alcuni prodotti di origine bovina fin oggi ritenuti a rischio di trasmissione di Encefalopatia spongiforme bovina (Bse). Dal 16 luglio scorso sono stati nuovamente approvati per il consumo porzioni di organi e tessuti che erano stati vietati da quando è stata dichiarata l'emergenza sanitaria. La Bse, più nota come "morbo della mucca pazza", è una Encefalopatia spongiforme trasmissibile (Tse) che colpisce prevalentemente i bovini ed è causata da una proteina modificata rispetto alla forma "non patologica", definita "prione". Diagnosticata per la prima volta in Gran Bretagna nel 1986 in bovini, da subito è stata collegata con la somministrazione di farine animali negli allevamenti inglesi di bovini. Sospetto confermato quando nel 1990 una forma analoga alla Bse comparve in gatti e felini di zoo inglesi, alimentati anche con farine ottenute da carne e ossa di ruminanti, che vennero quindi messe al bando per l'alimentazione animale. Oggi si ritiene "che la crisi sia stata innescata dal 'riciclaggio' del prione attraverso l'utilizzo di carcasse di bovini affetti da Bse nella produzione di farine di carne e ossa destinate all'alimentazione animale" (www.epicentro.iss.it).
Il divieto di consumo di tessuti a rischio anche per l'uomo è dovuto al fatto che l'agente della Bse sembra capace di passare da una specie all'altra. Nell'uomo nel 1996 fu infatti descritta una nuova variante della malattia di Creutzfeld-Jakob (Tse già descritta negli anni Venti del secolo scorso); la variante si pensa appunto sia "dovuta all'esposizione a tessuto nervoso e ad altri tessuti bovini in cui è stata dimostrata la presenza dell'agente, i cosiddetti materiali specifici a rischio (Mrs)". Nel 2001 l'Unione ha vietato il commercio di questi materiali e imposto una rete di sorveglianza che in Italia, negli ultimi 14 anni, ha registrato progressivamente il declino della malattia nei 7 milioni e 400 mila capi sottoposti a monitoraggio e controllo, facendo guadagnare all'Italia, nel 2013, lo status di paese a rischio trascurabile - la normativa prevede una classificazione dei Paesi secondo tre livelli di rischio: trascurabile (livello 1), controllato (livello 2); indeterminato (livello 3). In conclusione dal 25 luglio di quest'anno, via libera per legge, nei paesi classificati a rischio trascurabile, alla commercializzazione di colonna vertebrale dei bovini di età superiore a 30 mesi; tonsille; ultimi quattro metri dell'intestino tenue; cieco mesentere dei bovini di qualunque età (permane il divieto per cranio, il cervello e il midollo spinale di bovini di età superiore a 12 mesi).

Francesca De Vecchi


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