Attualità

set82016

Olio di palma: a rischio la salute dei più giovani

Le recenti indicazioni contenute in un documento di Efsa, pubblicato lo scorso marzo, sembrano aver convinto gli indecisi: ricordando che durante il processo di raffinazione degli oli di origine vegetale e in particolare dell'olio di palma, si possono generare contaminanti tossici, Efsa ha invitato a una certa cautela nei consumi di tali materie prime, soprattutto per alcune categorie di consumatori.
Nei processi in cui le temperature superino i 200°C, che facilmente si raggiungono durante i processi di raffinazione degli oli vegetali (ma anche nella trasformazione di altri alimenti), si producono sostanze tossiche come i glicidil esteri degli acidi grassi (GE), 3-monocloropropandiolo (3-MCPD), 2-monocloropropandiolo (2-MCPD) e i relativi esteri degli acidi grassi a partire da diacilglicerolo (DAG). Per il glicidiolo, precursore dei GE, cancerogeno e genotossico, non è stato definito alcun limite di tolleranza; nei neonati, che consumino esclusivamente alimenti per lattanti, esso costituisce motivo di preoccupazione, in quanto «può contenere fino a dieci volte il livello considerato a basso rischio per la salute pubblica», ha detto Helle Knutsen, presidente del gruppo Contam di Efsa. Per i 3 MCPD invece è stata definita una DGT (dose giornaliera raccomandata) di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno perché i dati a disposizione imputano a questi composti e ai loro esteri danni d'organo nei test su animali. Diverso il discorso per i 2 MCPD, per i quali mancano adeguate indicazioni tossicologiche.
Gli oli vegetali sono la principale fonte di esposizione alimentare di queste sostanze. Il problema è noto già da qualche anno ed è particolarmente accentuato per l'olio di palma che contiene dal 4 al 12% di DAG: nonostante i miglioramenti produttivi abbiano ridotto notevolmente il fenomeno, non si registrano variazioni significative negli ultimi 5 anni. L'aumento costante dei consumi di palma ha convinto la Comunità Europea a richiedere all'Efsa una valutazione sul rischio per la salute dei cittadini, con lo scopo di stabilire misure adeguate di prevenzione. Sulla base di una stima dei consumi Efsa ha rilevato che nelle fasce di età più giovani (fino ai 18 anni di età), i 3-MCPD superano la DGT, rappresentando un potenziale rischio per la salute. Le conclusioni del documento ribadiscono la necessità di eseguire ulteriori studi finalizzati a comprendere sia i livelli di esposizione sia i meccanismi di azione di tali sostanze a protezione della salute pubblica.

Francesca De Vecchi

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