Attualità

mag242018

Le Aloe non sono tutte uguali, Efsa: attenzione ai derivati con effetto lassativo

Articoli correlati

Al genere Aloe appartengono circa 250 specie succulente. La più nota fra queste è l'Aloe barbadensis (o Aloe vera), la cui polpa situata negli strati più interni viene usata in alimenti e cosmetici sotto forma di gel (di Aloe vera). Una recente opinione di Efsa ha ribadito il monito verso i derivati dell'idrossiantracene, presenti in alcune specie botaniche fra queste soprattutto Aloe (il derivato più abbondante è l'aloina), ma anche senna, rabarbaro, cassia e frangula, usati come ingredienti alimentari, per lo più negli integratori. Dati epidemiologici suggerivano un aumento di rischio di cancro del colon-retto associato all'uso generico di lassativi, molti dei quali contenevano derivati di questa sostanza. Già nel 2013 l'Autorità, pur riconoscendo ai derivati dell'idrossiantracene un ruolo positivo nel migliorare la funzionalità intestinale, aveva segnalato possibili problemi di sicurezza in caso di un uso a lungo termine e a dosi elevate. Un secondo parere, richiesto successivamente dalla Commissione e mirato a rivalutare la sicurezza d'impiego di questi ingredienti vegetali negli alimenti e adottata a novembre 2017, ha confermato i dubbi precedenti.

Secondo i dati disponibili da studi in vitro e in vivo su topi, alcuni derivati dell'idrossiantracene sono stati riconosciuti genotossici, perché possono causare danni al DNA delle cellule del colon e quindi aumentare la probabilità di sviluppare cancro; per questo motivo e prima di approfondimenti successivi comunque auspicati, l'Agenzia non ha potuto definire un limite di sicurezza giornaliero privo di effetti nocivi sulla salute. Conclusioni concordanti con queste ultime di Efsa erano già state riportate dall'Organizzazione mondiale della sanità, dall'Agenzia europea dei medicinali e, più di recente, dall'Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio, che però aveva analizzato la tossicità dell'estratto intero della foglia di Aloe arborescens che contiene antranoidi, già ritenuti cancerogeni e genotossici e presenti negli strati esterni della foglia. Sulla base della segnalazione dell'Autorità europea la Commissione dovrà comunque decidere se e come limitare l'uso di questi estratti negli integratori.

Francesca De Vecchi


DALLE AZIENDE