Professione

apr132016

Assunzioni di riferimento: dicono tutto?

È sempre più frequente che facendo la spesa il consumatore osservi sul packaging degli alimenti alcune icone che riportano la percentuale di calorie contenute in una porzione rispetto alle assunzioni di riferimento giornaliere. Le stesse icone possono riportare, inoltre, le percentuali di zuccheri, grassi, acidi grassi saturi e sale, riferite sempre alla singola porzione.
Si tratta delle icone Gda, che, con l'entrata in vigore del Regolamento (Ue) 1169/2011 non si riferiscono più ai quantitativi giornalieri consigliati (Gda), bensì alle assunzioni di riferimento (Ri o Ar). La nozione di "assunzioni di riferimento" differisce infatti dalla nozione di "quantitativo giornaliero consigliato", in quanto la prima non implica, contrariamente alla seconda, un consiglio nutrizionale.
Ogni individuo, infatti, ha delle necessità nutrizionali diverse dipendenti da una miriade di variabili, modificabili e non. Le assunzioni di riferimento sono valori medi che indicano il fabbisogno giornaliero di un individuo.
Sebbene le icone Gda forniscano un elemento di valutazione della porzione in rapporto al fabbisogno giornaliero di calorie ed, eventualmente, di zuccheri, grassi, acidi grassi e sale, è importante che il consumatore non valuti tali informazioni al di fuori di una dieta equilibrata e senza prendere in considerazione gli altri nutrienti che compongono l'alimento.
In tal senso, oltre alla preoccupazione di non ingerire troppe calorie, va verificato se effettivamente la dieta giornaliera contribuisca all'apporto medio richiesto dal nostro fabbisogno. Inoltre è importante non dimenticare mai di leggere la lista degli ingredienti. Un alimento non è composto soltanto di grassi, acidi grassi saturi, zuccheri e sale, ma contiene altri utili elementi, necessari all'organismo.
Talvolta si è tentati di preferire un cibo sulla sola base delle calorie, senza magari rendersi conto di altri elementi. Ad esempio un formaggio potrebbe sembrarci meno calorico e meno grasso rispetto ad un diverso prodotto lattiero-caseario. Leggendo la lista degli ingredienti, potremmo però renderci conto che il formaggio che ci appare a prima vista più grasso ha una composizione più naturale, o che due prodotti con diverso apporto calorico contengono additivi differenti.
Da più parti si invoca una maggiore informazione al consumatore come risposta al fenomeno dell'obesità o delle malattie correlate alla scorretta alimentazione. L'etichetta è in effetti un utile strumento, ma è indispensabile saperla leggerla e tradurla nel contesto di una dieta sana ed equilibrata e, quindi, non considerando il singolo alimento o la singola porzione, ma contestualizzando la stessa nella dieta e nello stile di vita complessivo.
 
Paolo Patruno

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