Clinica

mar202017

Il ruolo dell'epidemiologia nutrizionale nel migliorare la politica sanitaria

L'epidemiologia nutrizionale è una disciplina che fornisce conoscenze specifiche sulla dieta e sulle malattie-correlate utilizzate dagli enti competenti nella pratica clinica e nella prevenzione. Recentemente l'epidemiologia nutrizionale è stata criticata su più fronti per i seguenti quattro principali problemi metodologici: (i) la difficoltà di misurare con precisione l'introito calorico giornaliero nella popolazione generale, dal momento che la dieta è soggetta a continue variabilità quantitative e qualitative intra-interindividuali; (ii) la prevalenza quasi esclusiva di studi osservazionali, rispetto a quelli sperimentali, per rispondere a quesiti causali; (iii) la non ricorrenza al paradigma utilizzato generalmente nei trial sui farmaci per studiare il rapporto tra dieta e malattie; (iv) l'inaffidabilità dei risultati delle numerose meta-analisi e revisioni sistematiche, per la presenza di importanti limiti metodologici e conclusioni non condivise.
Questi limiti metodologici hanno riacceso polemiche su dibattiti già esistenti e hanno sollevato questioni sull'utilità dell'epidemiologia nutrizionale per migliorare la politica sanitaria.  Per chiarire alcune incomprensioni in questo campo, Satija e collaboratori, del Department of Nutrition e Department of Epidemiology dell'Harvard School of Public Health di Boston diretto da Willett, hanno pubblicato un articolo sulla rivista Advances in Nutrition.
Gli autori sottolineano il fatto che l'epidemiologia nutrizionale è ben lungi dall'essere una scienza esatta, ma che tramite una migliore conoscenza della disciplina si possono ottenere approfondimenti sul rapporto esistente tra dieta e malattie. In primis, per superare le difficoltà della valutazione dell'introito calorico a lungo termine, gli autori suggeriscono di effettuare "misurazioni ripetute" con questionari validati associate a marker biologici specifici, che comunque hanno il limite di mancare di sensibilità per molti alimenti e di non essere indicatori dell'introito individuale a lungo termine. Inoltre, l'errore di stima dell'introito calorico può essere ulteriormente ridotto utilizzando un buon metodo di studio e analisi statistiche che annullino l'effetto delle variabili confondenti. Gli autori affermano anche che i trial randomizzati e controllati, sebbene siano da considerarsi il più alto livello di evidenza per identificare la causalità, non possono essere direttamente importati nella ricerca nutrizionale perché, a differenze dei farmaci, l'aderenza alla dieta a lungo termine è spesso difficile e non possono valutare la sinergia tra i costituenti dei cibi e tra i vari cibi. Gli autori sostengono che per dedurre delle causalità e informare la politica sanitaria è necessario combinare i dati degli studi randomizzati controllati che valutano gli outcome intermedi e quelli degli studi osservazionali prospettici che valutano gli outcome a lungo termine. Infine, raccomandano di riassumere queste evidenze nelle revisioni sistematiche e meta-analisi che, però, dovrebbero adottare una rigorosa metodologia e raggiungere conclusioni condivise.
Gli autori concludono affermando che, nonostante le sfide nel campo, il futuro della epidemiologia nutrizionale sembra essere promettente perché sono in corso numerosi studi internazionali che stanno raccogliendo dati sulla dieta e sullo stile di vita che aiuteranno a migliorare la metodologia dell'epidemiologia nutrizionale e a capire meglio il rapporto tra dieta e malattie.

Fonte:
Satija A, Yu E, Willett WC, Hu FB (2015). Understanding nutritional epidemiology and its role in policy. Adv Nutr 6:5-18.

Riccardo Dalle Grave


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