Clinica

mag22017

A ogni persona la sua dieta

Contare le calorie non è più il meccanismo per capire la risposta al cibo di una persona, in termini di ingrassamento o di dimagrimento. Calorie e composizione del pasto non riescono a indicare il destino metabolico delle calorie introdotte nell'organismo. L'infiammazione e il microbioma dominante sono i fattori che orientano in una direzione o nell'altra. Un lavoro pubblicato da Zeevi (1) e i successivi lavori derivati da questo, ancora più recenti, hanno stabilito che le uniche possibili scelte nutrizionali che diano una specifica direzione alla crescita glicemica dopo un carico alimentare dipendono da una dieta del tutto individualizzata, che deve tenere conto anche della infiammazione e della diversa composizione del microbioma intestinale. Dopo avere somministrato oltre 45.000 pasti a una coorte di 800 persone, i ricercatori hanno trovato un'elevatissima variabilità nella risposta di innalzamento glicemico a seguito di pasti assolutamente identici. Le raccomandazioni dietetiche "universali" e "buone per tutti" hanno quindi una scarsa o almeno limitata utilità. Quando il livello d'infiammazione e la composizione dominante del microbioma intestinale sono stati presi in considerazione, la risposta glicemica alla introduzione di cibo diventa invece prevedibile e statisticamente ripetibile. Abbiamo già discusso su queste pagine il fatto che il BAFF (B Cell Activating Factor) (2) profondamente correlato alla assunzione alimentare di cibi individualmente in eccesso, provoca resistenza insulinica e che un particolare microbioma intestinale, come descritto da Tang (3) possa determinare il recupero della tolleranza orale verso allergeni alimentari, anche nel caso di allergie gravi da shock anafilattico come quella dovuta alle noccioline americane. Il controllo dell'allergia è reso molto più agevole dalla somministrazione contemporanea di un probiotico. Nel momento in cui si affronta una scelta dietetica, la personalizzazione non consiste quindi nel fatto che si preferiscano le lenticchie o i fagioli, oppure nella somministrazione di verdure cotte piuttosto che crude ma nella individuazione del livello infiammatorio indotto dagli alimenti e nelle caratteristiche compositive del microbioma. Il percorso della individualizzazione è ormai un dato scientifico acquisito che spiega il perché del fallimento delle diete a solo controllo calorico e che indica una strada da percorrere che aiuti a definire i livelli di infiammazione personale, attraverso la misura di BAFF, PAF (Platelet Activating Factor), PCR (C-reactive Protein), IL1 (interleuchina-1), TNF-alfa (fattore di necrosi tumorale á) e IgG (immunoglobuline G) e che porti a guardare con maggiore simpatia al contenuto dell'intestino.


1) Zeevi D et al, Cell. 2015 Nov 19;163(5):1079-94. doi: 10.1016/j.cell.2015.11.001
2) Lied GA et al, Aliment Pharmacol Ther. 2010 Jul;32(1):66-73. Epub 2010 Mar 26)
3) Tang ML et al, J Allergy Clin Immunol. 2015 Mar;135(3):737-744.e8. Epub 2015 Jan 13

Attilio Speciani


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