Clinica

giu132017

Steatosi epatica non alcolica: il corretto intervento nutrizionale nei giovani

Nella pratica clinica quotidiana capita di vedere giovani in sovrappeso o obesi che presentano, oltre a un elevato BMI, un quadro clinico riconducibile alla steatosi epatica non alcolica (NAFLD), più comunemente conosciuta come "fegato grasso". Si tratta molto spesso di una condizione asintomatica: il giovane, infatti, viene indirizzato all'ambulatorio di nutrizione dal medico di base in seguito a un aumento delle transaminasi o a una condizione di "fegato ingrossato" osservato all'ecografia, e che spesso presenta insulino-resistenza o altri fattori tipici della sindrome metabolica (SM). Si tratta di giovani con BMI >/= 25, che non svolgono attività fisica e che mangiano in maniera non salutare.
Quale deve essere l'approccio giusto per affrontare questa condizione? La terapia più efficace è rappresentata da un cambiamento dello stile di vita: una dieta bilanciata e una costante attività fisica, che mira alla riduzione del peso corporeo, della quantità di grasso epatico, dello stato infiammatorio, dei livelli ematici di lipidi e dell'insulino-resistenza. Il fine è quello di ridurre il rischio che questi giovani sviluppino in futuro complicanze quali la steatoepatite, la cirrosi e il cancro del fegato.
Evidenze scientifiche suggeriscono che la restrizione calorica (circa 500 Kcal/die) con riduzione del 7-10% del peso corporeo, è in grado di ridurre significativamente la steatosi epatica. Tuttavia la riduzione di peso repentina ed eccessiva determina, paradossalmente, un peggioramento della NAFLD. Gli studi scientifici sono concordi nell'affermare che lo stile alimentare da adottare è quello mediterraneo. L'impostazione dietetica più appropriata per questi pazienti prevede tre pasti principali e due spuntini, per evitare i lunghi periodi di digiuno che peggiorano la condizione di fegato grasso. Il fabbisogno proteico, secondo i LARN, è di 0.9 gr proteine/kg peso ideale, quota che deve essere osservata al fine di evitare l'eccesso di aminoacidi che possono peggiorare la condizione epatica; la quota dei grassi non deve superare il 35-40% delle calorie totali. Gli acidi grassi saturi devono rappresentare meno del 10% delle calorie totali, i polinsaturi il 5-10%, mantenendo un basso rapporto omega 6/3 (3-5:1 rispettivamente), gli acidi grassi monoinsaturi il 15-25%, sottoforma prevalentemente di olio extravergine d'oliva (se ne consiglia l'assunzione di 30-35 g/die). La quota dei carboidrati semplici deve essere ridotta drasticamente a favore di quelli complessi, in quanto gli zuccheri influenzano negativamente la sensibilità insulinica epatica e i livelli ematici dei lipidi, peggiorando così la steatosi. Le evidenze scientifiche hanno dimostrato come alcuni antiossidanti, quali la vitamina E e D, possono essere un utile supporto nel trattamento della NAFLD, ma una supplementazione di tali micronutrienti deve essere attentamente valutata dal personale medico per ogni singolo soggetto, così come l'utilizzo di probiotici.

Approfondimenti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28533672
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28545937
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4548724/

Elisa Mazza

DALLE AZIENDE