Attualità

ott202016

Nano e microplastiche: possibile l'esposizione da fonti alimentari

L'inquinamento ambientale da plastiche è un fenomeno allarmante anche per le ricadute sulla catena alimentare, oltre che per gli equilibri degli ecosistemi e la flora e fauna selvatiche. Microplastiche e nanoplastiche sono residui di materiale plastico con dimensioni particolarmente piccole (da 0,1 a 5000 micron le prime e da 0,001 a 0,1 micron - cioè 100 nanometri - le seconde) da destare preoccupazioni poiché non si conoscono ancora le reazioni e i potenziali danni che possono causare entrando nel nostro organismo, attraverso la catena alimentare. Gli oceani raccolgono ingenti quantità di plastiche, che formano isole galleggianti di dimensioni enormi, tanto che ne è stata osservata una grande quanto l'intera Francia. Questi detriti si frammentano in dimensioni sempre più piccole, fin nell'ordine dei nanometri ed entrano nella catena alimentare accumulandosi nei tessuti degli animali marini.
Non esiste ancora un vero e proprio allarme, perché non vi sono ancora dati sufficienti di incidenza, tossicità, né si conosce l'impatto sull'organismo dopo l'ingestione, ma per le dimensioni del problema Efsa ha inserito questi materiali far i rischi sanitari emergenti, da monitorare nel prossimo futuro e ha avviato una prima valutazione del rischio da esposizione a queste sostanze per l'uomo, sulla base dei consumi alimentari, soprattutto di pesce, molluschi e crostacei.
I dati sulle nanoplastiche sono ancora scarsi, mentre si hanno maggiori informazioni sulle microplastiche. Il pesce, che ne accumula in quantità maggiore in stomaco e intestino è tuttavia l'alimento che espone al rischio minore, perché solitamente mangiato eviscerato; al contrario di quanto accade per molluschi e crostacei, dei quali si consuma anche il tratto digerente. Tracce di queste plastiche sono state anche riscontrate nel miele, nella birra e nel sale da tavola.
La preoccupazione, per ora, in attesa di dati più consistenti, rimane per il carico di contaminanti che questi materiali possono veicolare, come bisfenolo, policlorobifenili (Pcb) e idrocarburi policiclici aromatici, la cui tossicità per i distretti corporei è nota. Le nanoplastiche, come in generale tutti i materiali in forma nano (alimenti compresi) sono sotto stretta osservazione, poiché non si ha ancora un quadro chiaro di quello che può accadere una volta entrati dal tratto digerente all'interno delle cellule, facilitati in questo dalle misure estremamente ridotte delle loro dimensioni. 

Francesca De Vecchi

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