Attualità

feb82017

Caso Lemme, l'atto d'accusa di medici e biologi

La convocazione presso l'ordine dei farmacisti di Alberico Lemme - personaggio la cui condotta è da mesi fortemente criticata e che proprio di nutrizione si occupa -, della scorsa settimana, porta alla ribalta un tema di grande attualità: l'abusivismo professionale. «Da sempre come ordine lottiamo contro questo fenomeno e abbiamo vinto diverse cause ottenendo anche ingenti risarcimenti economici per il danno di immagine, ma la difficoltà maggiore è che spesso il reato di abusivismo professionale non si configura in maniera palese. È il caso anche della vicenda di Lemme e della nostra presa di posizione ufficiale contro le ripetute partecipazioni televisive del farmacista» sottolinea il presidente dell'ordine dei medici di Roma, Giuseppe Lavra, motivando la denuncia che lo ha visto protagonista nei giorni scorsi. «Abbiamo ricevuto molte segnalazioni da parte di colleghi indignati per il tenore dei messaggi che venivano dati al pubblico, ma era difficile accertare la condotta di abusivismo professionale, a ben vedere però qui i termini ci sono tutti.»
«Purtroppo in Italia vanno di moda in questo momento più i personaggi che i professionisti: chi studia anni e non smette di farlo durante tutta l'attività professionale non fa audience e di conseguenza non entra nei salotti di un certo tipo di televisione» spiega il presidente dell'ordine dei biologi Ermanno Calcatelli, «questo è il motivo per cui  abbiamo deciso di concentrare la nostra attenzione nei confronti di tutte quelle persone che ogni giorno mettono in pericolo la salute dei cittadini affrontando senza titoli e soprattutto competenza temi legati alla nutrizione. Basta guardarsi intorno per rendersi conto di quanti naturopati, farmacisti e tecnologi alimentari, ma anche personal trainer commettano il reato di abusivismo professionale.»

Nel nostro Paese l'iter di accertamento e di sanzione in caso di abusivismo dura non meno di quattro anni e ciò ha come conseguenza di scoraggiare le denunce e di incoraggiare chi opera in modo abusivo, che ha tutto il tempo di arricchirsi a spese della salute dei cittadini e cambiare il proprio modello di business. «A fronte di una moltitudine di segnalazioni ai NAS le soddisfazioni arrivano e a oggi sono molte le cause vinte, ma i tempi burocratici demotivano e l'impegno profuso da parte di chi lavora nell'ufficio abusivismo è notevole» continua Calcatelli che sottolinea come l'ordine dei biologi senta come prioritario il problema. Il fenomeno sta a cuore anche all'ordine dei medici, il cui obiettivo anche in questo caso non è tanto quello «di tutelare i confini professionali» spiega Lavra, «ma di salvaguardare la salute delle persone perché l'elemento dietologico è uno dei fattori più rilevanti che contribuiscono allo stile di vita, più importante della farmacoterapia se si pensa all'impatto sulla salute delle persone. Non si può quindi abbassare la guardia su questo fronte e permettere che individui senza formazione invitino a mettere in pratica strategie nutrizionali prive di qualunque fondamento scientifico e senso».
Le collaborazioni tra ordini professionali potrebbero dare una mano concreta. «Avevo avviato una discussione personale sulla tematica» racconta Calcatelli «con il segretario della Fnomceo, Luigi Conte, ma con la sua prematura scomparsa bisognerà riavviare la collaborazione tra i nostri ordini. Pur nella diversità delle priorità all'interno delle nostre professioni, se con l'ordine dei medici riuscissimo a fare un'azione combinata saremmo senz'altro più incisivi e a guadagnarne non sarebbero soltanto le nostre professionalità ma anche la salute del cittadino.»
Dello stesso avviso il dottor Lavra che si augura che episodi come questo possano essere un'opportunità di confronto e di collaborazione tra ordini professionali. «Con alcuni amici farmacisti di Roma abbiamo affrontato l'argomento e ci siamo resi conto di quanto la società stia diventando articolata e di come tutte le professioni che ruotano intorno alla salute del cittadino si debbano confrontare e in qualche modo alleare per tutelare quest'ultima. Formalmente ho già richiamato l'attenzione del presidente dell'ordine dei farmacisti rispetto al caso Lemme perché provo a ribaltare i ruoli: se a me venisse segnalato che un mio iscritto facesse, per esempio, preparazioni galeniche o altre pratiche che non attengono alle nostre competenze, mi verrebbe spontaneo richiamare al codice deontologico e ricordare i confini della nostra professione. Lo stesso mi aspetto dall'ordine dei farmacisti.»
Analoga opinione quella del dottor Calcatelli: «Invitiamo l'ordine dei farmacisti a far valere la propria autorevolezza, combattendo l'abusivismo di alcuni suoi iscritti che fanno i nutrizionisti, anche se la legge a loro non lo consente».

Silvia Ambrogio
DALLE AZIENDE