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lug132017

Epatite E: attenzione alla carne di maiale poco cotta

"In passato si riteneva che la principale fonte di infezione dell'epatite E fosse l'acqua contaminata bevuta durante viaggi fuori dall'UE. Ora invece sappiamo che la principale fonte di trasmissione della malattia in Europa è il cibo". A dirlo è Rosina Girones, presidente del panel di EFSA che ha lavorato alla stesura dell'Opinione sui rischi sanitari associati al virus dell'epatite E. Il virus, negli ultimi 10 anni, ha causato poco più di 21 mila infezioni in Europa (28 mortali): dal 2005 al 2015 i casi registrati sono decuplicati, secondo i dati pubblicati dal'ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control).
L'epatite E colpisce il fegato, può essere asintomatica o dare sintomi lievi, ma, in categorie sensibili con patologie epatiche o nelle persone immuno-depresse, può portare insufficienza epatica e, in alcuni casi, la morte. I più colpiti sono uomini, di età superiore a 50 anni. "I nostri studi tratteggiano un quadro convincente dell'infezione da epatite e delle attività intraprese in tutta Europa - precisa Mike Catchpole, direttore scientifico del Centro. Solo 20 paesi hanno consolidati sistemi di monitoraggio, altri invece non effettuano alcuna rilevazione.
Qual è la ragione di questa repentina crescita?
"L'aumento dei casi potrebbe spiegarsi con una maggiore consapevolezza e una maggior verifica, ma anche i comportamenti alimentari giocano un ruolo importante" spiega Catchpole. Dalle Autorità arriva la raccomandazione che la popolazione sia particolarmente sensibilizzata sulle cause di contagio. Si chiede di alzare la soglie di attenzione su certi comportamenti alimentari che mettono a rischio di contrarre il virus. Si pensa che il principale vettore nei paesi europei sia la carne di maiale poco cotta o cruda, così come quella di cinghiale. Al momento l'unico comportamento efficace rimane quello di cuocere molto bene la carne di maiale e i suoi derivati, evitandone il consumo da crudi. È il trattamento termico infatti che uccide il virus, bonificando l'alimento. Studi recenti hanno dimostrato che il virus dell'epatite E è stabile in condizioni di conservazione per tempi molto lunghi e rimane infettivo a temperature ambiente anche per molte settimane.

Francesca De Vecchi


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