Clinica

mag212015

Conoscere i carboidrati più adatti al nostro metabolismo attraverso l'informazione genetica

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che esistono connessioni specifiche tra geni, ambiente e stile di vita che riguardano il metabolismo, il trasporto e l'utilizzo del glucosio, la sensibilità all'insulina e la glicemia.
La presenza nel DNA di varianti di geni che controllano questi processi metabolici è un'informazione importante che può richiedere modifiche più o meno drastiche allo stile di vita e alla dieta. Per esempio, chi possiede le variante ProPro sul gene PPARɣ,  TT sul gene TCF7L2  e DD sul gene ACE ha un aumentato rischio di avere alti livelli di glicemia a digiuno, resistenza insulinica e di sviluppare diabete di tipo II e obesità, rispetto alle varianti ProAla(12) su PPARɣ, CC su TCF7L2 e ID su ACE. Anche la variazione TT nel recettore della vitamina D (VDR) è importante per la sua azione sulla secrezione di insulina e sul mantenimento della tolleranza al glucosio. I risultati dell'analisi di questi e altri polimorfismi fanno emergere diversi gradi di sensibilità verso i carboidrati raffinati e gli zuccheri. Il referto del test nutrigenetico fornisce una misura globale dei potenziali effetti del proprio genotipo sull'assorbimento dei carboidrati, sulle fluttuazioni della glicemia a breve termine e sulla sensibilità all'insulina a lungo termine, a cui seguono indicazioni sui tipi di carboidrati consigliati, (per es. farine e cereali integrali), e sul fabbisogno giornaliero di fibre consigliato in base al proprio profilo genetico.
Un importante studio pubblicato nel 2007 su Nutrition Journal ha dimostrato come l'utilizzo dell'informazione genetica per personalizzare la dieta del paziente possa migliorare vari aspetti della salute, tra cui i livelli di glucosio ematici e la riduzione del BMI a lungo termine. Il gruppo di controllo ha seguito le procedure standard normalmente utilizzate nelle diete dimagranti (dieta mediterranea con basso indice glicemico e pochi grassi saturi). Per il gruppo nutrigenetico, invece, è stata prescritta una dieta di base simile al controllo, con l'introduzione di modifiche derivanti dall'analisi genetica e per assicurare la giusta quantità di nutrienti. Per quanto riguarda il metabolismo glucidico, molti individui di entrambi i gruppi presentavano alti livelli di glucosio nel plasma che li collocavano in una situazione di rischio (pre-diabete: glucosio >100mg/dL).  Dopo tre mesi di dieta il 25% di individui del gruppo di controllo e il 57% di individui del gruppo nutrigenetico era tornato a valori normali. 

Elena Giordano


DALLE AZIENDE