Clinica

giu182015

Tso dell'anoressia nervosa: molti i problemi da affrontare

Il tema del trattamento sanitario obbligatorio (Tso) dell'anoressia nervosa è diventato di estrema attualità in Italia perché in data 10 maggio 2015 è stata presentata dall'onorevole Moretto la proposta di legge 2944 in "materia di accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori per la cura di gravi disturbi del comportamento alimentare".
Capire se il Tso possa essere utile è molto complesso e finora tutte le argomentazioni si sono basate su principi etici, filosofici e legali, ma non su dati empirici. Le poche ricerche scientifiche che hanno affrontato questo tema controverso hanno riportato risultati contrastanti sia sugli effetti a breve sia su quelli a lungo termine. Per esempio, uno studio eseguito presso il Maudsley Hospital a Londra negli anni 1983-95 ha evidenziato che la mortalitàÌ dopo 5 anni eÌ stata del 12,7% negli 81 pazienti adulti trattati in modo involontario e di solo il 2,6% negli 81 adulti trattati volontariamente. Dopo 20 anni, però, la mortalità nei due gruppi è risultata simile. Un altro studio eseguito su adolescenti inglesi non ha invece riscontrato esiti diversi tra pazienti trattati in modo volontario e involontario un anno dopo dalla dimissione ospedaliera.
Purtroppo, nessuno studio ha finora dimostrato che il Tso riduca il tasso di mortalità a medio lungo termine nell'anoressia nervosa.
Non è attualmente condiviso un consenso sul protocollo di intervento da applicare durante il Tso. Nella maggior parte dei casi il trattamento utilizza la nutrizione forzata attraverso il sondino naso-gastrico o altri metodi invasivi. In altri casi è utilizzata la procedura dei pasti assistiti da parte di un dietista o un infermiere. Non ci sono dati che indichino quali delle due strategie sia più efficace nel lungo termine. Inoltre, non sono ancora state sviluppate strategie e procedure efficaci per aiutare i pazienti che concludono il Tso a prevenire il deterioramento dopo la dimissione. Non c'è un consenso neanche sull'applicazione precoce del Tso nel corso dell'anoressia nervosa per prevenire il deterioramento dei pazienti e non esistono studi che abbiano confrontato un Tso precoce o tardivo sull'esito a lungo termine.
Il luogo dove eseguire il Tso per l'anoressia nervosa è tuttora fonte di molte discussioni. Per esempio, nel Regno Unito e in Norvegia, i pazienti trattati in modo involontario sono ricoverati in reparti specialistici per i disturbi dell'alimentazione assieme a pazienti che hanno accettato il trattamento volontariamente. Questa scelta ha il vantaggio che i pazienti in Tso sono trattati da un'eìquipe specializzata nella cura dei casi gravi di anoressia nervosa, ma lo svantaggio che i pazienti in Tso possono influenzare negativamente l'adesione al trattamento dei pazienti ricoverati volontariamente. Infine, non è ancora stata risolta la questione riguardante la "capacità mentale" dei pazienti affetti da anoressia nervosa di prendere decisioni sul trattamento. Questo aspetto è fondamentale perché è strettamente legato alla discussione riguardante i pro e i contro del Tso.
Oggi non sappiamo se la proposta di legge sul Tso per l'anoressia nervosa sarà approvata. In caso affermativo, la scelta di eseguire un Tso non andrà mai presa alla leggera perché sono ancora molte le domande aperte su questa forma coercitiva di trattamento. È auspicabile che queste aree di incertezza possano essere affrontate da ricerche rigorose e accurate e che le conclusioni di questi studi possano guidare le future scelte terapeutiche che troppo spesso sono fatte su basi teoriche, personali ed emotive, ma non empiriche.

Riccardo Dalle Grave
Simona Calugi


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