Scienza

apr52018

Ottenere approcci terapeutici efficaci grazie allo studio dei danni metabolici generati da diete disregolate

"Il mio compito, da farmacologo, è lo studio dei meccanismi molecolari sottesi allo sviluppo del danno metabolico indotto da diete disregolate, allo scopo di ipotizzare approcci terapeutici innovativi ed efficaci. Ovviamente in questo quadro la protagonista è l'obesità, patologia multifattoriale sulla quale le strategie di intervento non sono poi così tante e la dieta è la terapia d'elezione. A livello farmacologico è fondamentale capire il cross-talk tra impatto metabolico e ripercussione cardiovascolare ed è ciò che facciamo ogni giorno". Con queste parole il professor Massimo Collino inizia a raccontare a Nutrizione33 il lavoro che svolge presso il Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell'Università di Torino. "Oggi si sa molto bene che la componente infiammatoria è il nodo cruciale che lega la componente metabolica a quella cardiovascolare, da un punto di vista di target farmacologico, ma anche nell'ambito di ottimizzazione delle strategie dietetiche da proporre ai singoli soggetti. Abbiamo sviluppato diversi modelli sperimentali proprio per andare a valutare l'impatto di un regime alimentare sui markers di infiammazione: più grassi o più zuccheri all'interno dello stesso intake calorico? E tra gli zuccheri: fruttosio glucosio o altro ancora? E in quale formulazione: liquida o solida? Quali diete più di altre impattano a livello metabolico? Ragionamenti più meccanicisti che hanno permesso di mettere in evidenza come l'infiammazione metabolica ("metaflammation") sia presente in contesti di diete differenti, in grado di attivare meccanismi molto diversi con impatti clinici molto variegati. Per esempio abbiamo documentato il fatto che gli zuccheri sono i componenti che svolgono un ruolo chiave sullo sviluppo di questo quadro, ma l'impatto tossicologico che deriva dal fruttosio è più devastante di quello che deriva dal glucosio. La reattività chimica di questa molecola nei confronti dei processi di glicazione è una problematica reale poiché decisamente maggiore e ne deriva una compromissione a livello di funzionalità cellulare di più elevato impatto." Riguardo alle diete ricche in grassi il professor Collino racconta: "abbiamo caratterizzato la via dell'inflammasoma e partendo da modellistiche sperimentali in vitro e su animale abbiamo dimostrato che essa risulta essere fortemente attivata in seguito all'esposizione cronica a diete ipercaloriche e l'inibizione della sua iper-attività mediante l'uso di modulatori farmacologici induce un significativo rallentamento dell'evoluzione della patologia metabolica, documentando per esempio un minor rischio di obesità e insulino resistenza. Inoltre, l'attivazione di questa cascata infiammatoria è fortemente dipendente dalla tipologia di insulto dietetico e, per esempio, l'impatto di una dieta arricchita in acidi grassi saturi risulta più impattante sull'attivazione dell'inflammasoma rispetto a quanto possano fare acidi grassi insaturi. Questo tipo di lavori non hanno l'obiettivo di banalizzare e etichettare un componente alimentare come buono o cattivo, ma dimostrano in modo chiaro come ogni scelta di inserire, privilegiare o esclude un componente abbia ripercussioni in termini di via metabolica, per cui bisogna capire l'impatto della scelta. Da farmacologo l'approccio anche quando si modula una dieta deve considerare il principio della dose-dipendenza e tempo-dipendenza per cui l'esposizione cronica a qualunque componente dietetico senza un adeguato periodo di washout non può che avere effetti non positivi. Un concetto classico della farmacologia, quello della tolleranza, trovo si adatti perfettamente anche alla dietetica: se mi espongo consecutivamente a un trattamento a un certo punto il mio corpo diventa tollerante a quel trattamento, per cui la risposta che poteva essere positiva inizia a diventare neutra fino a diventare magari negativa".

Silvia Ambrogio


DALLE AZIENDE