Scienza

apr162018

Steatosi epatica, l'obesità nella prima infanzia ne favorisce la comparsa

Nei bambini obesi o sovrappeso nella prima infanzia aumenta il rischio di sviluppare segni di steatosi epatica non alcolica (NAFLD) fin dall'età di 8 anni, secondo uno studio pubblicato sul Journal of Pediatrics. «Con l'aumento dell'obesità infantile aumentano i bambini affetti da NAFLD» afferma la prima autrice Jennifer Woo Baidal, del Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons a New York. Per vedere quanto il sovrappeso/obesità nella prima infanzia influenzi la NAFLD negli anni successivi i ricercatori hanno valutato 635 bambini: 48% ragazze, 59% caucasici, 21% neri, 6% ispanici e 3% asiatici. In tutti i partecipanti sono stati misurati peso, altezza, spessore delle pliche e circonferenza vita-fianchi a circa tre anni di età e di nuovo a 8 anni, dosando anche i livelli ematici di alanina aminotransferasi (ALT), considerati un surrogato della presenza di NAFLD. «I livelli di ALT sono raccomandati come metodo di screening della NAFLD nei bambini a rischio, e gli studi sugli adolescenti collegano gli elevati livelli di ALT alla resistenza all'insulina e alla disfunzione metabolica» spiegano gli autori. E dai risultati emerge che circa un terzo dei bambini a tre anni mostrava sovrappeso/obesità e che a 8 ani il 23% dei partecipanti aveva alti valori di ALT.

«I livelli di ALT erano elevati nel 22,5% degli obesi di 8 anni rispetto al 12,5% di quelli con peso normale» riprende la ricercatrice aggiungendo che, secondo i loro dati, per ogni ulteriore aumento di 10 cm della circonferenza della vita all'età di tre anni, le probabilità di avere livelli elevati di ALT a 8 anni quasi raddoppiano. Sulla base di questi risultati, gli autori propongono di routine la misurazione del girovita per valutare il rischio di diabete e malattie epatiche e cardiache nei bambini. «Attualmente, il modo migliore di prevenire la steatosi epatica è perdere peso, mangiando meno alimenti trasformati e facendo attività fisica regolare. Ciononostante, servono al più presto strategie migliori per diagnosticare, prevenire e trattare questa malattia già nell'infanzia» conclude Woo Baidal.

J Pediatr. 2018. doi: 10.1016/j.jpeds.2018.01.069

Fonte: Doctor33.it


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