Clinica

ott182016

La dieta chetogenica nell'epilessia farmaco-resistente

La maggiore applicazione clinica della dieta chetogenica (Kd) è quella nell'epilessia farmacoresistente con un uso che risale agli anni '20. La possibilità di applicare una dieta come trattamento dell'epilessia è nata dall'osservazione dell'effetto positivo del digiuno sulle crisi. La Kd ha come obiettivo quello di indurre e mantenere uno stato di chetosi cronica con vari protocolli dietetici che si distinguono in base alle modalità di induzione della chetosi, alla quantità e qualità della componente lipidica e glucidica e al livello di chetonemia che inducono.
 Nel protocollo classico la dieta è normocalorica, normoproteica e viene calcolata secondo un rapporto prefissato tra i nutrienti definito 3:1 e 4:1 dove i lipidi rappresentano l'87-90% dell'energia e in cui i grassi sono costituiti da trigliceridi a lunga catena. Si tratta del protocollo dove esiste una maggior esperienza in tutto il mondo, il maggior numero di pubblicazioni e che induce livelli di chetonemia capillare più elevati ma è anche il più restrittivo con effetti collaterali che possono essere marcati.
Se introduciamo, per la loro capacità di produrre corpi chetonici, un 40% di lipidi con acidi grassi a catena media, applichiamo il protocollo Mct dove l' apporto di grassi scende all'82% con pasti più palatabili e una efficacia sulle crisi paragonabile al modello classico. In questo protocollo, applicato in numerosi centri europei e extra europei, l'olio Mct si aggiunge in modo graduale per suoi possibili effetti sull'apparato gastroenterico.
La difficoltà nell'accettare e mantenere a lungo termine la Kd, il radicale cambiamento delle abitudini alimentari e il cercare di diminuire gli effetti collaterali ha spinto a introdurre e utilizzare con successo protocolli alternativi dove assistiamo ad un aumento del contenuto di carboidrati e a una riduzione della quota lipidica come nella Mad e Lgit.
La loro efficacia è buona ma inferiore alla Kd e i valori di chetonemia sono più bassi e instabili a causa della scarsa standardizzazione della dieta. Nella Mad le proteine rappresentano il 30% dell'energia, i lipidi il 65% e i glucidi i 5% mentre nella Lgit i grassi rappresentano una quota del 50-60% con 40 o 60 grammi di carboidrati scelti con indice glicemico inferiore a 50. Quest'ultimo è il protocollo più liberale che determina un buon controllo della glicemia e un basso impegno di risorse ma per il quale esiste la minor casistica.
Esistono ancora domande aperte circa il meccanismo di azione della Kd, dunque è difficile dire quale sia il protocollo di prima linea ma in qualunque caso e qualsiasi tipo di dieta il ketoteam deciderà di applicare, per risorse o per tradizioni alimentari della popolazione, è importante che ci sia la conoscenza delle molteplici problematiche nutrizionali, una accurata selezione del paziente e un attento monitoraggio nel follow-up e magari la capacità di passare da un protocollo all'altro anche solo per rilanciare la compliance.

Claudia Trentani

Per approfondimenti:
Manuale informativo per il medico e il personale sanitario, a cura della Prof.ssa Anna Tagliabue e della Dott.ssa Claudia Trentani, Dietista, scaricabile dal sito: http://spmsf.unipv.eu/site/home/dipartimento/centri-di-ricerca/centro-studi-e-ricerche-sulla-nutrizione-umana/articolo800004217.html

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