Scienza

set212017

Epilessia: diversi protocolli ugualmente efficaci

"La dieta chetogenica, classica o Atkins modificata, ha dimostrato di essere un'efficace alternativa per bambini e adulti con epilessie resistenti ai farmaci, ma c'è ancora bisogno di sperimentazioni cliniche randomizzate volte a confermarne l'effetto in specifiche sindromi epilettiche e sarà determinante trovare soluzioni a diversi problemi pratici che riguardano l'applicabilità nel quotidiano del trattamento alimentare e informazioni circa i tempi di trattamento". A sostenerlo è il dottor Maurizio Elia, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Neurologia e Neurofisiopatologia Clinica e Strumentale dell'IRCCS "Associazione Oasi Maria SS" di Troina (EN) che si occupa di diagnosi e cura delle epilessie farmacoresistenti, coautore di un recentissimo lavoro proprio sulla tematica e che ripercorre per Nutrizione33 le tappe di questo approccio terapeutico.
"Tutto nasce negli anni Venti, quando si osserva che il digiuno e la chetosi da esso indotta hanno ripercussioni positive sulle crisi epilettiche, arrivando negli anni successivi a mettere a punto una dieta in grado di indurre una chetosi sovrapponibile a quella provocata dal digiuno: 4 grammi di grassi ogni 1 grammo di proteine e carboidrati - racconta Elia. Questo rapporto si deve al dottor Peterman nel 1925 ed è ancora oggi utilizzato, anche se la pratica clinica ha permesso di impostare piani dietetici di successo, ovvero con un'efficacia sul sintomo clinico sovrapponibile, anche con rapporti di 3:1 o addirittura 2:1. Poi negli anni tra le due Guerre la ricerca in quest'ambito ha perso fervore, a favore dell'applicazione terapeutica di nuovi farmaci a disposizione dei clinici, strumento terapeutico di grande valore però non per tutti. Ecco quindi che negli anni Settanta si rivaluta l'approccio alimentare e la ricerca riprende, mettendo oggi a disposizione oltre alla dieta chetogenica classica le sue varianti: integrata con trigliceridi a media catena, Atkins modificata con rapporto chetogenico 1:1 e dieta a basso indice glicemico, tutte varianti alimentari con un'efficacia, ripeto, sovrapponibile che consentono però un miglior rapporto tra carboidrati e proteine, oltre a una sostenibilità nel tempo decisamente maggiore. Questo è infatti uno degli aspetti cruciali del trattamento dietetico: flessibilità e palatabilità sono le due variabili che più di altre rendono sostenibile nel tempo il protocollo alimentare. Infatti a oggi non esistono parametri clinici oggettivi che determinino che a un determinato soggetto serva una dieta chetogena classica o una Atkins modificata, per esempio, ma l'approccio comunque migliore per quel paziente sarà quello che riuscirà a mettere in atto quotidianamente con minor grado di fatica. Ecco anche perché risulta fondamentale non solo personalizzare il più possibile il piano alimentare alle esigenze del singolo, adulto o bambino, ma anche investire in termini di educazione alla gestione del piano i famigliari, affinché il nuovo modo di alimentarsi una volta usciti dalla fase ospedaliera possa integrarsi nella routine quotidiana." 
L'efficacia i dati la stanno dimostrando perché nel bambino si ha una percentuale di risposta, ovvero una riduzione del 50% delle crisi, che va dal 33 al 56%, dati paragonabili al trattamento farmacologico. "E sfatiamo un altro mito, - prosegue Elia - l'adulto risponde altrettanto bene. Purtroppo attualmente non abbiamo indicazioni oggettive sul perché un soggetto risponda e un altro no, mentre c'è evidenza sulla capacità dell'alimentazione di agire anche su problematiche, di tipo cognitivo per esempio, collegate all'epilessia."

Silvia Ambrogio


DALLE AZIENDE