Clinica

nov212017

Quando l'alimentazione aiuta la medicina estetica

Oggi la medicina estetica ricorre a pratiche terapeutiche che agiscono profondamente sui tessuti cutanei arrivando a interessare tutto il derma con diversi livelli di stimolazione.
I due elementi fondamentali che giustificano precise scelte nutrizionali per migliorare gli effetti terapeutici di qualsiasi tipo di intervento sono legati al controllo dell'infiammazione e alla imbibizione tissutale.
Un eccessivo consumo di cloruro di sodio avviene quando nell'alimentazione quotidiana sono presenti cibi ad alto contenuto salino, come pane, cracker, grissini, biscotti, brioche, qualsiasi formaggio, qualsiasi salume e dadi da brodo o salse industriali. Molte persone credono che basti ridurre la salatura attiva per portare intorno ai 3g/giorno l'assunzione di sodio, come suggerito dall'OMS, ma la semplice assunzione di un panino con prosciutto e formaggio porta già l'assunzione giornaliera vicino a quei livelli. Una dieta preliminare a un intervento estetico che riduca per almeno 4-5 giorni il sodio, usando patate bollite o cereali al posto dei prodotti da forno (anche i dolci come i biscotti sono salati) e come fonte proteica suggerisca carne o pesce non conservati e abolisca i formaggi, grana grattugiato compreso, già consente un risultato importante. Questo è anche utile nel controllo dell'ipertensione arteriosa come recentemente definito da Juraschek della Johns Hopkins University (1). Il secondo aspetto dipende dall'infiammazione correlata al cibo, come definita da Lied (2). L'assunzione ripetuta di alcuni alimenti, può determinare la attivazione dei Toll Like Receptors (immunità innata) e l'innalzamento del BAFF (B Cell Activating Factor) che va poi a scatenare processi specifici correlati anche alla immunità adattativa. Nel 2016, Finkelman (3) ha confermato l'interazione di BAFF e PAF (Platelet Activating Factor) e di altre citochine come il TNF-alfa nella risposta infiammatoria agli antigeni alimentari, con la conseguenza di determinare un'infiltrazione macrofagica infiammatoria in tutte le aree cutanee trattate in modo profondo. È ben conosciuto il fatto che BAFF e TNF-alfa siano espressi in quasi tutte le patologie infiammatorie della pelle (4) e l'attivazione delle cellule B esercita effetti proinfiammatori specifici già nei cheratinociti normali e in modo più intenso nelle patologie infiammatorie cutanee. Il loro innalzamento per cause alimentari va sicuramente a complicare il lavoro del dermatologo o del medico estetico. Per questo, BAFF e PAF sono importanti nella pratica clinica di chi voglia lavorare con sicurezza sul piano estetico e generale. Misurando queste citochine e valutando il profilo alimentare corrispondente, si può indicare una dieta personalizzata (5) almeno nei 15-20 giorni che si situano all'intorno di una azione clinica di rilievo (trattamento dermoestetico, impianti, infiltrazioni, manipolazione del derma). L'abbassamento di queste citochine infiammatorie evita o riduce l'edema post-trattamento aumentando la soddisfazione del cliente e dando supporto all'abilità e alla reputazione del terapeuta.

1) Jurashek SP et al, J Am Coll Cardiol. 2017 Nov 4. pii: S0735-1097(17)41098-9. [Epub ahead of print]
2) Lied GA et al, Aliment Pharmacol Ther. 2010 Jul;32(1):66-73. Epub 2010 Mar 26)
3) Finkelman FD et al, J Allergy Clin Immunol. 2016 Jun;137(6):1674-80. Epub 2016 Apr
4) Alexaki VI et al, Endocrinology. 2012 Feb;153(2):739-49. Epub 2011 Dec 13.
5) Nutrizione 33, 2 maggio 2017 Speciani A. "A ogni persona la sua dieta"

Attilio Speciani


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