Clinica

ott162017

Misurazione delle citochine infiammatorie come parametro per il trattamento della psoriasi

Centoventicinque milioni di persone nel mondo, di cui 2 milioni in Italia. Sono questi i numeri che raccontano quanto diffusa sia la psoriasi, un problema il cui peso condizionante per il benessere dell'individuo è spesso sottovalutato, soprattutto alla luce di un cambiamento di paradigma nella sua valutazione. Da patologia "della pelle" (come era considerata molti anni fa), la psoriasi è considerata oggi come una patologia sistemica in cui il coinvolgimento del sistema immunitario è elevato al punto che la maggior parte degli autori la considera una malattia autoimmune. I centri reumatologici che trattano le artriti correlate al Lupus o all'artrite reumatoide trattano in modo analogo le cosiddette artriti psoriasiche, a testimonianza del coinvolgimento immunologico delle stesse. Oltre a una attenzione generica all'alimentazione, con buone abitudini nutrizionali quali una prima colazione adeguata, l'utilizzo del giusto quantitativo di proteine e l'uso di oli sani, di carboidrati a basso impatto glicemico, cui si aggiunga l'attività fisica settimanale (tutti elementi importanti per modulare i livelli infiammatori), la relazione tra alimentazione e psoriasi è legata alla azione del BAFF (B Cell Activating Factor). Il BAFF infatti è elevato nei pazienti psoriasici e i suoi valori sono correlati con l'attività della malattia come spiegato da Samoud-El Kissi (1) fin dal 2008. Il BAFF è una molecola molto legata all'infiammazione da cibo, e per rintracciare l'importante relazione con l'aspetto nutrizionale dobbiamo riferirci ai lavori del norvegese Lied (2) che ha documentato come l'assunzione di un cibo, in soggetti che manifestano sintomi di reattività alla sua introduzione, determina la produzione di BAFF, citochina apparentata con il TNF-alfa e dotata di molte proprietà infiammatorie e anche metaboliche, fatto che spiega l'effetto sul metabolismo di un certo tipo di dieta. Inoltre Steri (3) ha pubblicato sul NEJM una ricerca effettuata sull'uomo che conferma in modo preciso il rapporto tra BAFF e malattia lupica e sclerosi multipla, evidenziando nel BAFF una delle molecole più importanti per la induzione di malattie autoimmuni. Il fatto inoltre che BAFF si ritrovi elevato nelle lesioni paracheratosiche dell'eczema (ricordando che anche la psoriasi è una paracheratosi) come descritto da Chen (4), apre interessanti strade di modulazione e trattamento del sintomo (sia cutaneo sia artritico) attraverso la misurazione delle citochine infiammatorie coinvolte nella malattia e l'impostazione di una dieta personalizzata che vada a controllare i gruppi alimentari eccessivamente utilizzati dal soggetto. In particolare, il dosaggio di BAFF e PAF e delle IgG specifiche per grande gruppo alimentare può indirizzare a una dieta di rotazione basata sul proprio profilo alimentare personale che può avere una rilevanza clinica importante nel caso di questa patologia.

1) Samoud-El Kissi S et al, Br J Dermatol. 2008 Sep;159(3):765-8.
2) Lied GA et al, Aliment Pharmacol Ther. 2010 Jul;32(1):66-73. Epub 2010 Mar 26)
3) Steri M. et al, N Engl J Med. 2017 Apr 27;376(17):1615-1626.
4) Chen Y et al, PLoS One. 2011;6(7):e22202. Epub 2011 Jul 13

Attilio Speciani


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