Clinica

dic132018

False intolleranze alimentari e disturbi dell'alimentazione

I test d'intolleranza alimentare sono spesso usati in modo improprio nei pazienti affetti da disturbi dell'alimentazione, in particolare in quelli che riportano la comparsa di sintomi gastrointestinali non specifici. L'ipotesi alla base dell'uso di questi test è che l'eliminazione mirata di alcuni alimenti, cui l'individuo è "intollerante", possa produrre un miglioramento dei sintomi gastrointestinali e quindi favorire il ripristino di un'alimentazione regolare.
Un resoconto, confermato da numerosi casi clinici che abbiamo seguito in questi ultimi anni, ha descritto casi di anoressia nervosa sviluppatisi in individui che hanno seguito le indicazioni dietetiche di un test d'intolleranza alimentare (1). I casi riportati erano relativi a giovani donne in normopeso che lamentavano sintomi gastrointestinali vaghi in assenza di danni organici documentati. È stato ipotizzato che l'insorgenza dei sintomi gastrointestinali in queste persone sia scatenato da fattori stressanti (2) e non dall'intolleranza ad alcuni alimenti. Il fattore di mediazione tra stress e sintomatologia dispeptica potrebbe essere l'ormone di rilascio della corticotropina che, almeno nei pazienti con sindrome dell'intestino irritabile, sembra agire centralmente modulando sia la motilità sia i sintomi gastrointestinali (3).
Il rischio di sviluppare un disturbo dell'alimentazione in seguito alla prescrizione di una dieta che indica di eliminare numerosi alimenti per ridurre la sintomatologia dispeptica sembra particolarmente elevato nelle adolescenti e nelle giovani donne che hanno una necessità di autocontrollo in generale (per es. il controllo in vari aspetti della vita come la scuola, il lavoro, lo sport o altri interessi). Seguire una dieta rigida facilita infatti lo spostamento del controllo dagli aspetti generali della vita verso il controllo predominante sull'alimentazione per due motivi principali:
1. Il controllo dell'alimentazione è vissuto come un comportamento di successo in un contesto di fallimento percepito in altre aree delle vita (4)
2. La riduzione dell'assunzione calorica e di alimenti come i carboidrati che producono fermentazione determina spesso a breve termine una riduzione della sintomatologia gastrointestinale (1).
I sintomi gastrointestinali, dopo una breve fase di miglioramento, tendono però ad accentuarsi per l'azione combinata di vari meccanismi operanti simultaneamente, come per esempio il porre un'eccessiva attenzione alle sensazioni addominali che normalmente non sono notate (4) e gli effetti negativi della dieta e della perdita di peso sullo svuotamento gastrico (2). Questi fattori, associati alla paura che l'introduzione degli alimenti "intolleranti" possa esacerbare i sintomi gastrointestinali e ad altri rinforzi cognitivi e interpersonali, innescano e poi mantengono nel tempo il disturbo dell'alimentazione ed ostacolano il recupero del peso e il trattamento.
Nei casi in cui è presente una presunta intolleranza a vari alimenti, è opportuno che il paziente faccia una valutazione da uno specialista in allergologia che, nella maggior parte dei casi non confermando la presenza dell'intolleranza può aiutare il paziente affetto da disturbi dell'alimentazione a intraprendere un trattamento psicologico evidence-based (5), come la terapia cognitivo comportamentale migliorata (6, 7), che lo aiuta da una parte ad affrontare gradualmente i cibi evitati e la restrizione dietetica cognitiva e calorica e dall'altra a sviluppare uno schema di autovalutazione più articolato e non basato in modo predominante sul controllo dell'alimentazione, del peso e della forma del corpo.

Fonti:

1) Dalle Grave R, Calugi S, Marchesini G. Underweight eating disorder without over-evaluation of shape and weight: Atypical anorexia nervosa? Int J Eat Disord. 2008;41(8):705-12.

2)Benini L, Todesco T, Dalle Grave R, Deiorio F, Salandini L, Vantini I. Gastric emptying in patients with restricting and binge/purging subtypes of anorexia nervosa. Am J Gastroenterol. 2004;99(8):1448-54.

3) Fukudo S, Nomura T, Hongo M. Impact of corticotropin-releasing hormone on gastrointestinal motility and adrenocorticotropic hormone in normal controls and patients with irritable bowel syndrome. Gut. 1998;42(6):845-9.

4) Fairburn CG, Shafran R, Cooper Z. A cognitive behavioural theory of anorexia nervosa. Behav Res Ther. 1999;37(1):1-13.

5) National Institute for Health and Care and Clinical Excellence. Eating disorders: recognition and treatment | Guidance and guidelines | NICE 2017 [Available from: https://www.nice.org.uk/guidance/ng69.

6) Dalle Grave R, Calugi S, Sartirana M. Manuale di terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell'alimentazione nell'adolescenza (CBT-Ea). Dal trattamento ambulatoriale al ricovero riabilitativo. Verona: Positive Press; 2018.

7) Fairburn CG, Cooper Z, Shafran R. Cognitive behaviour therapy for eating disorders: a "transdiagnostic" theory and treatment. Behav Res Ther. 2003;41(5):509-28.

Riccardo Dalle Grave

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