Clinica

feb172015

I pensieri che sabotano la perdita di peso

L'alimentazione e l'attività fisica sono influenzate non solo da meccanismi omeostatici biologici e dalla disponibilità di cibo nell'ambiente, ma anche dalle assunzioni, attitudini, regole e pensieri dell'individuo.
I pensieri che ostacolano la perdita di peso, chiamati anche pensieri sabotatori, sono definiti in questo modo perché portano ad assumere comportamenti che sabotano il tentativo di dimagrimento. In genere sono automatici e la persona che li fa spesso non se ne rende conto.
I più comuni pensieri sabotatori sono gli autoingannni, che si possono facilmente identificare perché tendono a iniziare con la frase: "Mangio percheì...". Le ragioni per giustificare il mangiare in eccesso sono molteplici, ma tutte in genere ottengono l'effetto di sabotare il proprio tentativo di perdere peso. Ecco alcuni esempi: "Mangio perché sono stressato, stanco, annoiato, triste, arrabbiato", "Mangio perché il cibo eÌ l'unico piacere che mi rimane nella vita".
Con i pensieri di autocritica (per esempio: "Non ho forza di volontà", "Non ho controllo", "Mi faccio schifo") l'individuo, per evitare di criticarsi, non si pone più l'obiettivo di seguire la dieta. Medesimo risultato per coloro i quali tendono a fare predizioni negative - "Non riuscirò mai a perdere peso", "Anche se non mangio niente ingrasso lo stesso" - che non si basano su prove, ma sono considerate vere da chi le fa.
Infine in alcuni individui, quando cercano di dimagrire, ricorrono i pensieri di ingiustizia: "Non eÌ giusto che io stia a dieta perché gli altri non sono a dieta", "Non eÌ giusto che io debba stare a dieta perché gli altri possono mangiare tutto quello che vogliono senza ingrassare"; anche in questo caso il risultato può essere l'abbandono del tentativo di perdere peso.
L'importanza di affrontare i processi cognitivi nel trattamento dell'obesità è supportata da alcuni studi in cui si è dimostrato che l'aggiunta di procedure cognitive ai tradizionali programmi comportamentali di modificazione dello stile di vita si associa a un migliore mantenimento del peso e a un minore recupero ponderale.
Nella mia pratica clinica cerco di aiutare il paziente a identificare i pensieri sabotatori istruendolo a porsi, ogni volta che non rispetta le raccomandazioni dietetiche, la seguente domanda: "Che cosa mi è passato per la mente prima di mangiare in eccesso?". Nella maggior parte dei casi si tratta di una delle quattro categorie di pensiero sopra descritte. Una volta identificato, il paziente è incoraggiato a rivedere l'evidenza del pensiero sabotatore e a trovare una prospettiva alternativa più funzionale all'obiettivo di perdere peso. Con la pratica il paziente può imparare a identificare un pensiero che sabota la perdita di peso prima di mangiare in eccesso e ad adottare comportamenti dettati da pensieri alternativi più razionali e funzionali.

Riccardo Dalle Grave


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