Scienza

lug132017

In oncologia si muore anche per malnutrizione

La malnutrizione non può più essere considerata un ineluttabile effetto collaterale della malattia a cui rassegnarsi; essa è, infatti, prevenibile e reversibile a patto che l'intervento nutrizionale sia il più tempestivo possibile, divenendo parte integrante delle cure oncologiche. È quanto sostenuto alla Tavola rotonda al 2° congresso nazionale della Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo (SinuC) a Firenze. La perdita di peso, infatti, aumenta la tossicità indotta dalla radio-chemioterapia, peggiora la sensibilità delle cellule tumorali al trattamento antineoplastico, indebolisce le difese dell'organismo, aumenta la frequenza e la durata dei ricoveri, provoca aumento delle complicanze post-operatorie e scadimento della qualità di vita. Nel 20% dei casi i problemi metabolico-nutrizionali possono costituire una malattia nella malattia. La perdita di peso può essere causata da perdita di appetito; difficoltà a deglutire il cibo; ostruzione al passaggio del cibo in un tratto dell'apparato digerente; alterata capacità di digerire o assorbire i cibi; conseguenze delle terapia antineoplastiche (nausea, vomito, diarrea, infiammazioni del cavo orale dovute a chemio o radioterapia o alla chirurgia); ansia, paura e depressione. Infine, le alterazioni del metabolismo, spesso indotte dal tumore, sono responsabili di uno 'spreco' di calorie e di muscolo con conseguente perdita di peso e quindi di forza fisica, nonché di maggiore affaticamento.
Per prevenire la perdita di peso e di forza fisica possono essere realizzati virtualmente tutti i tipi di trattamento nutrizionale, a partire dalla prescrizione di un'adeguata dieta alimentare, all'integrazione con prodotti specifici per bocca, fino alla nutrizione artificiale, parenterale o enterale in ospedale o a domicilio. Se il paziente è ancora in grado di alimentarsi adeguatamente per la via naturale, è certamente consigliata l'elaborazione di un piano dietetico personalizzato, il più possibile rispondente alle sue preferenze. Molto spesso, invece, il paziente neoplastico è sì in grado di alimentarsi normalmente, ma in quantità insufficienti a soddisfare i fabbisogni nutrizionali a causa dell'anoressia o delle conseguenze gastro-intestinali delle terapie. A seconda della situazione clinica, l'apporto calorico ritenuto adeguato dovrebbe essere di circa 30 kcal per kg di peso al giorno e quello proteico di circa 1.2 g per kg di peso al giorno. Valori inferiori, molto frequentemente riscontrati nei malati oncologici anche al momento della diagnosi, devono essere ritenuti a rischio di malnutrizione. Un introito calorico inferiore al 50-75% dei fabbisogni per un periodo uguale o superiore a 7 giorni richiede un intervento di nutrizionale artificiale. Considerata la patogenesi multifattoriale della malnutrizione (per difetto e per eccesso) nel malato oncologico, è indispensabile considerare le cure nutrizionali come parte integrante di un approccio multimodale e multi professionale che comprenda, in maniera variamente combinata, il supporto nutrizionale, la terapia farmacologica e l'attività fisica. Quest'ultima indispensabile per consentire il mantenimento ed il recupero della massa e della funzione muscolare. Screening e valutazione nutrizionale devono entrare a far parte della valutazione multidimensionale del malato oncologico, durante tutto il percorso terapeutico, "attivo" e "palliativo" e infine, la presa in carico nutrizionale del malato oncologico va effettuata al momento della diagnosi di malattia e proseguita successivamente, come codificato nel cosiddetto "percorso parallelo metabolico-nutrizionale per il malato oncologico".

Silvia Ambrogio

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