Scienza

lug202017

L'impatto positivo della dieta mima digiuno su comportamento alimentare e nutrizione oncologica

Valter Longo risponde ad alcune domande sul comportamento alimentare in relazione alla dieta mima digiuno e sulle ripercussioni di quest'ultima in oncologia.

Finora non mi risulta sia stato valutato l'effetto della dieta mima digiuno (Dmd) sul comportamento alimentare, soprattutto nei periodi di dieta libera. Sono previsti o già in corso studi? 
Nello studio randomizzato con 3 cicli di dieta mima digiuno Prolon non abbiamo osservato nessun problema che riguardava il comportamento alimentare durante il periodo di dieta libera. Anzi, la tendenza era quella di convertirsi lentamente a una dieta più sana. Inoltre, nessun medico o biologo nutrizionista che ha seguito il paziente - e siamo arrivati a oltre 5000 pazienti - ha segnalato peggioramenti del comportamento alimentare.
 
È prevista una formazione ad hoc per individuare fattori di rischio per disturbi del comportamento alimentare (Dca) quando si accerta il buono stato di salute prima di intraprendere il percorso con il kit Prolon?
Sì, abbiamo organizzato, lo scorso magio, un corso all'Università di Genova a cui hanno partecipato oltre 200 medici e nutrizionisti e tra le varie tematiche si è affrontato anche il tema dei disturbi del comportamento alimentare insieme a esperti di nutrizione clinica. Inoltre, all'interno del team che collabora con me da anni lavorano nutrizionisti e medici qualificati nel gestire i casi di Dca. È fondamentale comunque ricevere informazioni da medici e nutrizionisti per migliorare la terapia in persone con disturbi alimentari.
 
Da parte di chi si occupa di nutrizione oncologica ho registrato spesso il rimprovero di aver dato ai malati oncologici una speranza di terapia nutrizionale, che oggi deve ancora dimostrare tutto, e che clinica e ricerca sono due mondi lontanissimi per cui anche se i presupposti scientifici sono forti la realtà è che far digiunare un paziente che deve minimizzare al massimo il rischio di sarcopenia non è clinicamente perseguibile a cuor leggero. Come risponde ai colleghi?
Queste sono accuse di persone che non hanno letto il mio libro, sono poco informate e non hanno capito bene né le nostre intenzioni né i meccanismi alla base della sarcopenia. Consiglio a tutti di informarsi prima di fare queste accuse. Il messaggio unico e originale è sempre stato uno solo: la mima digiuno deve essere fatta preferibilmente in studi clinici o, se non si può far parte di uno studio clinico o attendere i risultati che da esso derivano, deve esserci il consenso dell'oncologo.  Quindi non sento assolutamente di aver illuso qualcuno. Vero è che purtroppo non tutti possono permettersi di aspettare anni e quindi a volte il paziente, insieme all'oncologo, deve prendere decisioni difficili. Inoltre non sono d'accordo sul fatto che si riconosca solo valore alla ricerca di base rispetto alle potenzialità terapeutiche in oncologia di digiuno e mima digiuno. Attualmente abbiamo a disposizione tre piccoli studi clinici completati e pubblicati - tutti positivi - e uno studio clinico randomizzato completato dal Charite Hospital a Berlino, non ancora pubblicato e positivo.  In più ci sono oltre 200 pazienti già arruolati in 2 studi clinici randomizzati a USC, Mayo Clinic, e Leiden University, senza contare le migliaia, probabilmente decine di migliaia, di pazienti che non fanno parte degli studi clinici ma che hanno fatto digiuni insieme alla chemio sotto controllo medico. Per ora né gli studi clinici né gli oncologi che hanno seguito questi pazienti hanno segnalato problemi gravi o problemi di peggioramento di sarcopenia e malnutrizione. Anche se negli studi clinici escludiamo pazienti che hanno perso oltre al 10% del peso, la sarcopenia è il risultato dell'effetto pro-infiammatorio e tossico del tumore e della chemioterapia. Diminuendo infiammazione e tossicità, come abbiamo ben dimostrato nei topi, il potenziale è quello di diminuire, e non aumentare, la sarcopenia. Purtroppo ci sono ancora una serie di vecchie idee sulla nutrizione che vanno aggiornate e in certi casi sostituite in base a studi pre-clinici, clinici, epidemiologici, e di popolazioni longeve (4 dei 5 pilastri descritti nel libro). Per questo alla mia Università a Los Angeles (USC), ho fondato il primo master su nutrizione e longevità.

Silvia Ambrogio

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