Attualità

lug192016

Biodisponibilità dei nutrienti: un aspetto cruciale per valutare correttamente gli apporti nutrizionali

La biodisponibilità dei nutrienti introdotti con la dieta dipende da molteplici aspetti, che possono spiegare alcune carenze importanti. Ne abbiamo parlato con Franca Marangoni, Responsabile Ricerca Nutrition Foundation of Italy.

Da cosa dipende la biodisponibilità di un nutriente?
Aumenta o diminuisce per la contemporanea presenza di altri composti o per la forma specifica in cui un elemento è presente. Dipende dunque dal contesto ma anche da caratteristiche individuali: l'età, il metabolismo, patologie intestinali che riducono l'assorbimento o ancora, per esempio, per una maggior presenza di tessuto adiposo (come accade nella donna rispetto all'uomo), dove si depositano preferibilmente alcuni nutrienti liposolubili, abbassando le quantità degli stessi in circolo. Sono quindi diversi i motivi per cui l'alimentazione può non essere sufficiente a coprire i fabbisogni nutrizionali.

Gli integratori alimentari possono essere una risorsa?
Sì e oggi è disponibile molta letteratura a supporto. In alcuni casi l'integrazione può essere l'unica possibilità di intervento, come nella degenerazione maculare associata all'età, una delle principali cause di cecità nella popolazione anziana: la supplementazione con un mix di micronutrienti, per una forma particolare di questa malattia di cui non si conoscono altre cure, si è già dimostrata efficace sia nel rallentare la progressione, sia nel posticipare la comparsa della patologia. Oggi si stanno concentrando gli sforzi sulla studio di alcuni estratti vegetali che risultano essere meno biodisponibili una volta liberati dalla loro matrice: la biodisponibilità della curcumina, per esempio, è molto bassa, ma un'associazione con fosfolipidi la aumenterebbe, secondo alcuni studi.

Quali sono le fasce di popolazione che traggono miglior giovamento dall'integrazione?
Come abbiamo detto l'età geriatrica o le donne in gravidanza: in quest'ultimo caso l'integrazione va adeguata sulla base dei livelli circolanti di alcuni marker importanti, come acido folico, vitamina B12 e vitamina D. Stanno tuttavia emergendo alcune importanti evidenze in chiave di prevenzione per la popolazione sana, come ha dimostrato il Physicians' Health Study, in cui l'assunzione di un multivitaminico in una popolazione di medici americani di 50 anni o più, per 11 anni, è risultata associata a una protezione maggiore, in età avanzata,  da alcuni tipi di tumori o malattie come la cataratta.

Francesca De Vecchi


DALLE AZIENDE