Attualità

ott132016

Cadmio negli alimenti: italiani a rischio

I metalli pesanti sono una classe di composti chimici che attraverso la catena alimentare possono accumularsi nell'organismo causando danni alla salute.
Il cadmio è uno di questi (insieme a piombo e arsenico): cancerogeno e tossico soprattutto a livello renale e del fegato, lo si ritrova nell'ambiente, nell'aria, nell'acqua e nei suoli, che infatti rappresentano la principale via di contaminazione per gli alimenti e quindi per l'uomo. Cadmio in eccesso può causare diarrea, mal di stomaco e vomito e demineralizzazione delle ossa, infertilità, danni al sistema nervoso, a quello immunitario e disturbi psicologici. La quantità assunta dipende dalla dieta, ma è importate anche la capacità fisiologica di ciascun organismo di detossificarsi.
Si accumula principalmente in alcune derrate, per questo definite ad alto rischio; rischio che tuttavia dipende non solo dalla quantità di cadmio contenuta nell'alimento, ma anche dalla quantità di alimento consumata.
Gli alimenti che accumulano in misura maggiore cadmio sono le verdure e gli ortaggi (quelli a foglia larga e gli spinaci in particolare), la frutta, i cereali e loro derivati (riso), ma anche il fegato, i funghi, i molluschi, la polvere di cacao e le alghe essiccate.
In seguito a una valutazione dell'esposizione dei consumatori europei, svolta da Efsa e che ha portato alla determinazione di livelli di assunzione massimi tollerabili (e quindi alla definizione di limiti negli alimenti), l'Istituto Zooprofilattico delle Venezie ha svolto una comparazione nella popolazione italiana, su quale fra due modelli alimentari (onnivoro/mediterraneo e vegano) fosse quello a maggior rischio di accumulo del metallo tossico. Gli italiani, fra le popolazioni europee, sono le più esposte perché la dieta mediterranea è lo stile alimentare che mostra i maggiori apporti. Lo studio ha anche stabilito che la dieta vegana a sua volta espone a un rischio maggiore il consumatore, rispetto a una dieta onnivora/mediterranea.
Due regolamenti comunitari (Reg. 420/2011/CE e Reg. 488/2014/CE) definiscono i limiti massimi di cadmio consentiti negli alimenti, e due opinioni scientifiche (Efsa 2009 e 2011) confermano che il limite di assunzione settimanale ammissibile è pari a 2,5 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo (1 µg = 1 miliardesimo di kg).

Francesca De Vecchi

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