Attualità

mag172018

Glutine, mai abbassare la guardia

Diagnosi tempestiva e corretta, dieta adeguata e soddisfacente, questi i due imperativi per chi soffre di disturbi correlati all'ingestione di glutine. Di intolleranze al glutine si è tornato a parlare in occasione di un incontro promosso da Schär, azienda di prodotti senza glutine, in concomitanza con la Giornata mondiale della celiachia, alla presenza di Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e Sonia Peronaci, storica testimonial della cucina tradizionale su web, oggi molto attiva nell'ambito della cucina per le intolleranze.
Perché si parla tanto di intolleranze? "Perché l'ambito dei disturbi glutine-correlati è ampio e c'è ancora molto da studiare" ricorda Dogliotti anche membro del comitato scientifico del Dr. Schär Institute, istituito nel 2009 e composto da un team di opinion leader medici di livello internazionale, che si pone come un riferimento per i professionisti della salute, nel mondo dei disturbi glutine correlati.
L' 1% della popolazione è affetto da celiachia, l'intolleranza permanente del sistema immunitario al glutine. Ma a ogni caso diagnosticato, corrispondono da 3 a 5 casi non diagnosticati.  È il cosiddetto "iceberg celiaco", che identifica una popolazione che si stima superi i 400.000 casi.
A questi si aggiungono i sensibili al glutine non celiaci, su cui non ci sono ancora evidenze epidemiologiche, ma sempre più spesso osservata negli ambulatori dei medici e alcune tipologie di persone con Sindrome dell'intestino irritabile (IBS) in cui si verifica una sovrapposizione con la Sensibilità al glutine non celiaca (SGNC). Esperienze internazionali dimostrano come la SGNC sia un problema di larga diffusione e confermano che la stima delle persone potenzialmente sensibili al glutine sia largamente superiore a quella dei potenziali celiaci e allergici al grano.
Secondo i dati più recenti, le nuove diagnosi di celiachia crescono -  solo in Italia i celiaci sono quasi 200.000 di cui due/terzi donne - favorite dalla maggiore sensibilizzazione dei cittadini, ma anche dai nuovi indirizzi scientifici. Tuttavia, avverte Dogliotti, bisogna scoraggiare il più possibile l'autodiagnosi. Per ognuno di questi disturbi è riconosciuto e definito un percorso che porta alla diagnosi o tramite test clinici (esami del sangue e biopsia, per la celiachia) o per esclusione a celiachia e allergia al grano (per la sensibilità non celiaca, vista la mancanza di biomarcatori). In attesa che le nuove frontiere della ricerca - quelle per esempio che studiano la relazione del microbiota intestinale sullo stato di salute e anche sull'innescarsi della malattia celiaca - allarghino le conoscenze soprattutto in chiave di prevenzione, la dieta senza glutine ben bilanciata, alleviando i sintomi, rimane una valida alternativa dietoterapica per i celiaci diagnosticati e per la percentuale di possibili pazienti dei disturbi correlati.

Francesca De Vecchi


DALLE AZIENDE