Clinica

nov112015

I principali fattori di rischio comportamentali e alimentari nelle malattie non trasmissibili

Le malattie non trasmissibili, come le patologie cardiovascolari e respiratorie, il diabete e il cancro, rappresentano tutt'oggi la principale causa di morte al mondo. Nonostante si creda comunemente che tali malattie colpiscano soprattutto le popolazioni ad alto reddito, recenti evidenze scientifiche mostrano una situazione del tutto diversa: circa l'80% dei decessi causati da queste patologie avviene nei Paesi a basso e medio reddito, e persino nei Paesi africani si registra una rapida espansione di tali malattie. Dal momento che la popolazione sta invecchiando e che l'impatto socio sanitario ed economico delle malattie non trasmissibili è in costante aumento, le politiche sanitarie di tutto il mondo sono indirizzate a limitarne la diffusione, ormai di proporzioni epidemiche, andando a ridurre i quattro principali fattori di rischio comportamentali a esse correlati:
1. consumo di tabacco: il tabacco e l'esposizione al fumo passivo sono responsabili di circa 6 milioni di decessi annui in tutto il mondo e rappresentano il 6,3% dei decessi totali, soprattutto per tumori del polmone, malattie respiratorie croniche e cardiovascolari.
2. consumo di alcol: ogni anno si registrano circa 2,7 milioni di decessi per consumo di alcol che rappresentano il 3,9% dei decessi totali, dovuti principalmente a cancro, malattie cardiovascolari e cirrosi epatica.
3. abitudini alimentari: attualmente, l'eccesso di peso è responsabile di circa 3,4 milioni di morti annue, ed è spesso associato a patologie caratterizzate da lunghi periodi di disabilità, come il diabete, le malattie dell'apparato muscolo-scheletrico e renali, i tumori. Anche nei Paesi a basso reddito si stanno diffondendo errate abitudini alimentari, caratterizzate da un eccessivo consumo di sale e di grassi saturi e da un basso apporto di frutta, verdura, cereali integrali, noci e semi.
4.  attività fisica: circa 3,2 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell'inattività fisica, soprattutto nei Paesi industrializzati. Un'adeguata attività fisica riduce il tasso di mortalità e il rischio di malattie cardiovascolari, di diabete, di diversi tipi di tumore e di depressione.
In conclusione, la conoscenza e il controllo dell'esposizione e degli effetti di questi fattori di rischio sull'epidemia mondiale di malattie non trasmissibili sono di fondamentale importanza per attuare strategie preventive in modo da invertire la tendenza all'aumento del numero di morti e disabili che si registra ogni anno in tutto il mondo.

N Engl J Med 2013; 369:954-964
WHO - Global status report on noncommunicable diseases 2010
Lancet 2007; 370: 2044-53

Maurizio Battino, Francesca Giampieri


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