Scienza

ott192015

Il consumo frequente di frittura incide sulla salute cardiovascolare

Il consumo di cibo fritto e i suoi effetti sulle malattie cardiovascolari è ancora argomento di dibattito, soprattutto nel Paese che ne fa maggior uso. Per questo, un team statunitense ha revisionato la letteratura alla ricerca di punti fermi sulla correlazione tra frittura, malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione e obesità. La maggior parte dei dati disponibili derivano da questionari di consumo alimentare e di conseguenza l'analisi si è basata su studi caso-controllo e di coorte. Mentre alcuni studi hanno messo in luce un'associazione positiva tra la frequenza di alimenti fritti all'interno della dieta e il rischio di malattia coronarica, insufficienza cardiaca, diabete o ipertensione, altri team di ricerca non sono riusciti a confermare tale evidenza. Le principali e comuni certezze riguardano una frequenza di assunzione uguale o superiore alle 4 volte a settimana. Mancano però quasi totalmente in letteratura le informazioni che riguardano il tipo di olio utilizzato per friggere, la modalità di frittura - a immersione o in padella - la temperatura raggiunta dall'olio e la durata complessiva della cottura. Del tutto insufficienti inoltre i dati che riguardano le abitudini alimentari in toto dei soggetti analizzati. E neppure è noto se si tratti esclusivamente di frittura "casalinga", "da ristorazione" o "industriale", o un mix tra questi.   In sintesi, questa recente revisione fornisce prove sufficienti per attribuire effetti negativi sulla salute alla frittura, definendo in modo univoco solo la quantità settimanale di alimenti, mentre non colma le lacune rispetto ai temi della qualità.

Gadiraju TV, Patel Y, Gaziano JM, Djoussé L. Fried Food Consumption and Cardiovascular Health: A Review of Current Evidence. Nutrients. 2015 Oct 6;7(10):8424-8430.

Silvia Ambrogio


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