Scienza

nov12017

Controllo glicemico nel DM2, da una meta-analisi indicazioni positive sugli effetti della vitamina D

È stata pubblicata di recente una revisione sistematica della letteratura con meta-analisi di studi clinici controllati randomizzati (RCT) con l'obiettivo di valutare in pazienti con diabete mellito tipo 2 (DMT2) gli effetti della supplementazione di vitamina D su emoglobina glicata (HbA1c), glicemia a digiuno (FPG) e insulino-resistenza (HOMA-IR).

«È noto» osserva Elena Tortato, UOC Malattie Metaboliche, ASUR Marche, AV 4, Fermo «che la vitamina D ha effetti diretti sul metabolismo glucidico, regolando la secrezione d'insulina, e protettivi sulle complicanze croniche del diabete, attraverso la sua azione anti-infiammatoria e immuno-modulante» (Mitri J, et al. Eur J Clin Nutr, 2011). «A livello cellulare» specifica Tortato «la sua forma attiva, 1,25-(OH)2-vitamina D, regola l'espressione del gene del recettore insulinico, facilita il trasporto di glucosio nelle cellule muscolari e sopprime l'espressione del gene della renina, bloccando l'attivazione del sistema renina-angiotensina indotta dall'iperglicemia». Numerosi studi osservazionali hanno descritto un'associazione inversa fra valori sierici di vitamina D e diabete mellito tipo 2 (DMT2), aggiunge. Tuttavia gli studi d'intervento, finora pubblicati, sono stati inconcludenti e non è ancora ben chiaro se la supplementazione di vitamina D sortisca effetti favorevoli sul controllo glicemico e sull'insulino-resistenza in pazienti con DMT2. Di qui il razionale di questo nuovo studio, nel quale sono stati selezionati studi che rispondevano ai seguenti criteri di inclusione: pazienti con DMT2 ed età > 18 anni; supplementazione con vitamina D, con o senza calcio, giornaliera o settimanale; durata del trattamento > 2 mesi; valori sierici di 25(OH)-vitamina D (25OHD) e di almeno uno dei tre parametri studiati (HbA1c, FPG, HOMA-IR) al basale e alla fine dello studio. «Sono risultati eleggibili 24 RCT, pubblicati tra il 2009 e il 2016, da differenti Paesi, tutti vs placebo a eccezione di uno che comparava la supplementazione di vitamina D più 200 mg/die di calcio vs il gruppo di controllo che assumeva solo 200 mg/die di calcio e uno che confrontava alte vs basse dosi di vitamina D (1200 vs 400 UI/die)» riporta la specialista. «Sono stati analizzati un totale di 1528 pazienti ambosessi con DMT2, di età fra 40 e 67 anni. Cinque studi hanno incluso soggetti in sovrappeso e obesi (BMI > 25 kg/m²). Undici studi hanno arruolato solo soggetti con deficit di vitamina D al basale (valori sierici di 25OHD < 20 ng/mL). La dose di vitamina D somministrata variava da 400 a 8500 UI/die, con una media giornaliera di 4200 UI. In cinque studi è stata utilizzata anche la supplementazione con calcio. Tutti gli studi analizzati avevano una durata compresa fra 2 e 12 mesi».

Con una sola eccezione, tutti gli studi hanno documentato un incremento dei valori sierici di 25OHD rispetto al placebo, con un aumento medio di 17 ± 2.4 ng/mL. I risultati dei dati aggregati hanno mostrato nel gruppo con supplementazione di vitamina D rispetto al placebo una riduzione significativa di HbA1c (-0.3%, IC95% da -0.45 a -0.15, p < 0.001), di FPG (-4.9 mg/dL, IC95% da -8.1 a -1.6, p = 0.003) e di HOMA-IR (-0.66, IC95% da -1.06 a -0.26, p = 0.001). «I risultati nei sottogruppi» prosegue Tortato «possono essere così sintetizzati: a) rispetto alla riduzione osservata con la sola vitamina D, il trattamento combinato con vitamina D più calcio ha ottenuto una diminuzione di HbA1c e di FPG significativamente maggiore; b) i pazienti con BMI < 25 kg/m² hanno ottenuto una riduzione di HbA1c e di FPG significativamente maggiore rispetto a quanto osservato nei pazienti in sovrappeso e obesi, con riduzione significativa di HOMA-IR solo nei non obesi». Nel sottogruppo di pazienti con valori sierici di 25OHD insufficienti (< 20 ng/mL) al basale, la supplementazione con vitamina D non ha provocato nessuna diminuzione significativa di HbA1c, FPG e HOMA IR. «Questa meta-analisi ha dimostrato che l'integrazione con alte dosi di vitamina D (4200 UI/die) per periodi lunghi (follow-up medio: 7 mesi), che raggiunge valori sierici di 25OHD fisiologicamente favorevoli (40-52 ng/mL), migliora il controllo glicemico e l'insulino-resistenza nei pazienti con DMT2» commenta Tortato. I dati ottenuti in questo lavoro, seppure promettenti, non concordano con i risultati di altri studi d'intervento e meta-analisi, rileva. Gli autori attribuiscono questa divergenza alle differenti caratteristiche degli studi analizzati in precedenza ma riconoscono oggettive limitazioni anche nel loro studio, da attribuire all'eterogeneità degli studi analizzati. «In conclusione» afferma Tortato «questa meta-analisi fornisce risultati promettenti per la vitamina D come adiuvante per la prevenzione e terapia del DMT2. Tuttavia, sono necessari ulteriori RCT, anche in associazione con farmaci ipoglicemizzanti, per dare una risposta inequivocabile sui reali benefici della supplementazione di vitamina D sul controllo glicemico in pazienti con DMT2».

J Clin Endocrinol Metab, 2017, 102: 3097-110.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28957454

Fonte: Docotr33.it


DALLE AZIENDE