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nov232016

Onnivori o vegani: è scritto nel DNA

Coloro che discendono da carnivori hanno una maggiore probabilità di essere portatori di geni che richiedono un consumo di carne e pesce per stare in salute. Lo spiega uno studio coordinato da Tom Brenna, Professore di Nutrizione Umana e di Chimica, e da lui presentato in occasione di un simposio internazionale dal titolo "Il ruolo della carne nell'alimentazione umana. Novità dalla ricerca" (Milano, 15 novembre 2016). Analizzando un database mondiale di profili genetici di popolazioni con diverse abitudini alimentari, da quelle tradizionalmente vegetariane a quelle più tipicamente onnivore (1000 Genomes Project) è emerso che carne e prodotti di origine animale per individui storicamente abituati a consumarne sono importanti poiché assicurano il giusto bilancio di elementi essenziali la per la crescita e la riparazione dei tessuti.
Con una limitata assunzione di cibo di origine animale, spiega ancora Brenna, i Pufa devono essere metabolicamente ottenuti dai loro precursori contenuti nelle piante. La domanda fisiologica di acido arachidonico, così come di Epa e Dha nei vegetariani ha probabilmente favorito patrimonio genetico che supporta una sintesi efficiente di questi metaboliti (inducendo una mutazione specifica sui geni interessati alla produzione di Pufa). In una popolazione che discende da antenati onnivori, il drastico passaggio a una dieta priva di alimenti di origine animale potrebbe essere rischioso. Una variazione nel bilancio dietetico di omega-6/omega 3, in sintesi, può contribuire all'aumento di malattie croniche che si sono registrate in alcuni paesi in via di sviluppo.
Andrea Vania del Dipartimento di Pediatria dell'Università La Sapienza di Roma ha ricordato come il ruolo della carne non vada sottovalutato, né sopravvalutato, pronunciandosi in favore di una dieta dove tutte le classi di alimenti siano giustamente contemplate. Un monito è stato lanciato nel corso dell'evento contro il fenomeno delle diete incontrollate. Annunziata Di Palma, Primario di Pediatria dell'Ospedale Santa Chiara di Trento, rimarca i rischi nei bambini che seguono diete rigorosamente vegane, se non ben bilanciate.
Forti carenze di vitamina B12 e di calcio, in una dieta strettamente priva di alimenti di origine animale, non controllata e condotta senza le dovute integrazioni, potrebbero portare rispettivamente ad alterazioni neurologiche e al rachitismo". Le carni bianche, rosse, trasformate mantengono la loro validità in età pediatrica. "Bisogna assicurare al bambino la loro varietà ed un loro consumo contenuto e adeguato ai fabbisogni della crescita, che mutano come è ovvio col variare dell'età e delle fasi di sviluppo attraversate", ha concluso Vania.

Francesca De Vecchi

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