Attualità

lug252017

Per gli italiani, meno latte più delattosato

Sono calati nel complesso i consumi alimentari nei cinque anni appena passati (2012-2016): alcuni prodotti hanno sofferto in modo particolare. Nella già penalizzata categoria degli alimenti di origine animale, a far registrare un calo vistoso delle preferenze è stato il latte. Da un'analisi sull'andamento dei consumi di prodotti lattiero caseari del quinquennio 2012-2016, secondo i dati Ismea-Nielsen Consumer Panel Service, il calo degli acquisti di latte nelle famiglie italiane è stato pari al 7%: più sensibile quello del latte fresco (-15%), mentre ha tenuto il latte UHT a lunga conservazione (-3,2%). Solo in parte questa diminuzione può essere spiegata con la crisi economica che ha contrassegnato il periodo e che chiarisce solo il fatto che abbiano guadagnato consensi i canali di acquisto più convenienti (discount). A influenzare la spesa ci sono altre variabili oltre al reddito, come età del consumatore e composizione della famiglia. Più legati alla tradizione rimangono gli over 55, mentre la differenza di comportamento emerge netta nelle famiglie più giovani (responsabile d'acquisto under 35) e a reddito maggiore.
Un dato non trascurabile di questa analisi spiega lo spostamento delle abitudini e preferenze: il latte ad alta digeribilità, unico segmento in crescita (+60% a volume), ha seguito il trend positivo dei prodotti "senza": senza glutine, senza grassi, senza zuccheri. Sono raddoppiate le quantità di fresco (+97%) e cresciute quelle della referenza a lunga conservazione (+57%), che rimane però quella a maggiore penetrazione con un indice maggiore rispetto a quello del fresco (3 famiglie su 10, rispetto a 1 su 10). Propendono all'acquisto di latte senza lattosio le famiglie a maggior reddito (prezzo medio 1,60€/lt per i fresco e 1,30€/lt per l'UHT), di età compresa fra i 45-54 anni il cui nucleo familiare è ristretto a due componenti. La disponibilità economica delle famiglie (maggiore o minore) segna per lo più la differenza di scelta fra fresco o UHT, ma in entrambi i casi il driver riguarda prevalentemente gli aspetti salutistici (intolleranze, allergie).
Il forte calo dei consumi di latte e l'aumento di quelli di delattosato sarebbe quindi da imputare al fatto che le famiglie italiane per motivi etici e/o di salute (intolleranze, allergie) si stanno orientando sempre più verso regimi alimentari che tendono a limitare nella propria dieta prodotti di origine animale, preferendo prodotti ad alta digeribilità ma anche bevande vegetali a base di soia - si legge nel report - le cui vendite infatti sono aumentate del 108% (anche grazie all'ampliamento della gamma e referenze a scaffale); numeri che riflettono motivazioni peculiari, che tratteggiano una società che sta cambiando e fanno emergere nuove dinamiche di consumo e di rapporto con il cibo.

Piano di settore zootecnico - La filiera del bovino da latte

Francesca De Vecchi


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