Attualità

nov162017

Processo al latte. OMCeO discute sui potenziali effetti nocivi per la salute.

La diffusione delle cosiddette fake news è sempre pericolosa, a maggior ragione quando si tratta di salute. Questa constatazione ha mosso la Commissione pari opportunità di OMCeOMI (Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) in collaborazione con Cultural Frame of Food a simulare un "vero" processo al latte con tanto di accusa, difesa e tribunale giudicante.
Il latte è un alimento da tempo nell'occhio del ciclone anche se i consumi in Italia sono al di sotto delle quantità raccomandate: tra latte e yogurt si arriva mediamente a una porzione al giorno (125g), contro le 2-3 raccomandate per la popolazione adulta in Europa. Il capo di imputazione è particolarmente pesante: quello di essere una sostanza che, pure non adulterata, è nociva per la salute dei consumatori (art. 444 cp) li espone ai rischi di intolleranza al lattosio, allergia alle proteine del latte, osteoporosi, diabete, patologie cardiovascolari, malattie neurodegenerative e alcuni tumori. Tanti i periti, consulenti e testimoni dell'accusa e della difesa chiamati a dipanare la materia, ma per giungere a sentenza è stato decisivo l'intervento di un collegio peritale, nominato dal tribunale, presieduto da Fabio Roia, presidente di sezione del tribunale penale di Milano, composto da Silvia Fargion, professore ordinario di medicina interna dell'Università di Milano e Ivano De Noni del dipartimento di scienze per gli alimenti, la nutrizione e l'ambiente dell'Università degli Studi di Milano.
"La letteratura scientifica va filtrata, perché non tutto quello che è scritto e pubblicato è valido" premettono i periti, prima di cominciare a confutare alcune fra le accuse, con le seguenti argomentazioni:
- Se si considerano i casi di allergia e intolleranza si vede che questi nei bambini non superano il 3% e si riducono con le età, ma sono caratteristici di soggetti con una predisposizione immunologica particolare. In merito alle intolleranze va poi considerato che nella quasi totalità dei casi fino a 250ml di latte al giorno sono tollerati, soprattutto se frazionati.
- In merito alla quantità di IGF-1 (insuline-like growth factor) va notato che nel latte è presente in minime quantità (inferiore a quanto presente nel sangue); il suo incremento nell'organismo attribuibile al solo latte sarebbe minimo (e molti altri alimenti, per esempio le bevande a base vegetali, determinerebbero un incremento maggiore).
- Un ridotto apporto di latte (< 500 ml/die) nell'infanzia e nell'adolescenza si associa a un maggior rischio di fratture nell'età adulta; mentre l'apporto adeguato di latte rallenta la perdita di osso correlata con l'età. I problemi nascono solo quando il latte in eccesso è associato a una dieta troppo ricca.
- In merito ai tumori non vi sarebbe nessuna solida evidenza fra consumo di latte vaccino e tumore alla mammella, al pancreas e al colon.
- In merito alla presenza di estrogeni nel latte, primo imputato della stimolazione della proliferazione di cellule tumorali della mammella, va chiarito che la maggior presenza è dovuta alle tecniche di allevamento odierne, che mantengono le vacche in lattazione per tempi più lunghi; cosa che permette di mungere il latte anche nella seconda metà della gravidanza (la produzione prolungata è favorita da una dieta ricca di proteine) quando è più ricco di estrogeni (il picco è nell'ultimo trimestre). Ma è stata trovata una correlazione negativa fra quantità di estrogeni che l'organismo della vacca secerne nel latte e la quantità di latte prodotta, per la maggiore azione detossificante del fegato su queste molecole; inoltre un documento FAO ha dimostrato come il contributo in estradiolo di un litro e mezzo di latte/die (quantità ovviamente ben al di là delle raccomandazioni nutrizionali) incida in maniera marginale sui livelli totali di estrogeni.
- Statisticamente sarebbero molti gli studi che proverebbero la non correlazione fra consumo e tumore alla prostata o rischi cardiovascolari (anzi il latte ridurrebbe la pressione arteriosa e il rischio di ictus).

Chiuso il dibattimento con le dichiarazioni peritali e le conclusioni delle parti, la sentenza è stata l'assoluzione dell'imputato-latte perché il fatto non sussiste (cioè la nocività), non esistendo a oggi studi accreditati presso le più autorevoli autorità scientifiche che evidenzino una caratteristica di pericolosità per la salute, quando consumato secondo le raccomandazioni ufficiali dell'Istituto Superiore di Sanità, in base al genere, l'età e le condizioni particolari del consumatore.

Francesca De Vecchi


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