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mar92018

Nutrizione e longevità, una correlazione stretta. Convegno di esperti all'Università di Padova

Come affrontare in salute il periodo della vecchiaia attraverso adeguati stili di vita e, in particolare, strategie nutrizionali e nutraceutiche. Questo il tema affrontato dai massimi esperti internazionali nella conferenza "Longevity: the way of being. Genetic involvement, lifestyle, nutritional and nutraceutical strategies to live long", organizzata dall'Università di Padova in collaborazione con laHarvard T.H. Chan School of Public Health di Boston. Nel corso dell'incontro, realizzato con il contributo non condizionato di Solgar Italia Multinutrient S.p.A. e che ha visto la presenza di 400 partecipanti tra ricercatori, medici, farmacisti e studenti universitari, si sono susseguite numerose relazioni in cui il filo rosso teso tra nutrizione e invecchiamento in salute ha via via toccato aspetti di genetica, biochimica, biologia cellulare e anche psicologia. Vittorino Andreoli, membro dell'Accademia delle scienze di New York, nella sua lectio magistralis si è soffermato sui bisogni esistenziali dell'anziano e sulla sua necessità non solo di 'essere vivo' ma di 'stare bene'. In tal senso ha citato la disciplina del 'bendessere', da lui concepita: «una disciplina scientifica che promuove il bene di esistere e che deve fondarsi sulla condizione del singolo» ha spiegato. «La medicina preventiva è sempre concentrata sugli organi e sui sintomi delle patologie» ha proseguito «ma la solitudine, che è uno dei principali problemi esistenziali dell'anziano, non è sintomo di alcuna malattia. La vecchiaia non è di per sé malattia: è una condizione esistenziale con bisogni e desideri particolari, una dimensione dell'essere umano». Focalizzata sul rapporto tra nutrizione e prevenzione dei tumori è stata quindi la relazione di Meir J. Stampfer, epidemiologo del Brigham and Women's Hospital di Boston. «Osservando il progressivo aumento dell'incidenza di patologie cardiovascolari (Cv) negli Usa - correlato all'alimentazione ricca in grassi saturi, latticini e carne - e la frequenza relativamente molto minore di queste malattie nelle popolazioni che seguono la dieta mediterranea - caratterizzata da un elevato apporto di verdura, frutta e olio d'oliva - si evidenzia lo stretto rapporto tra alimentazione e riduzione delle patologie Cv e, quindi, la longevità». Attraverso questionari di frequenza di assunzione di cibo, misure antropometriche e analisi biochimiche Stampfer ha anche dimostrato, in uno studio prospettico su 24 anni, l'associazione diretta tra l'intake di acido alfa-linolenico e lo sviluppo di cancro prostatico letale.

Immaculata De Vivo, docente di Medicina ed Epidemiologia ad Harvard, dopo avere ricordato il ruolo dei telomeri (sequenze terminali del Dna responsabili della sua integrità) e delle telomerasi nel mantenerli sufficientemente lunghi così da prevenire la senescenza, ha specificato che «la lunghezza dei telomeri (misurata nei leucociti mediante Pcr) è predittiva di morte per tutte le cause al di là dell'età». Inoltre, ha aggiunto «stati psicologici quali ansia o disturbi post-traumatici da stress accelerano l'invecchiamento, evidenziato da un'erosione degli stessi telomeri». Questo concetto si è legato bene alla relazione di DonaldCraig Willcox- docente di Salute pubblica, benessere e gerontologia dell'Università delle Hawaii - dedicata ai centenari di Okinawa. «Il loro segreto consiste in una vita tranquilla, priva di stress e nello svolgimento non frenetico del lavoro quotidiano (pesca, agricoltura). Altrettanto importante è l'alimentazione basata su pesce, frutta e verdura e pochi grassi di origine animale: una sorta di versione giapponese della dieta mediterranea» ha affermato. Secondo Willcox, inoltre, i canali cellulari che regolano lo scambio di sostanze nutritive (nutrient-sensitive pathways) giocano un ruolo fondamentale nella durata della vita e il funzionamento di questi canali è regolato da specifici geni: Foxo3 costituirebbe un vero e proprio snodo-chiave (hub) in tale sistema di regolazione e la sua variante "G" sarebbe quella più favorevole.Ancora sulla dieta mediterranea si è soffermata Antonia Trichopoulou, direttrice del Centro sulla nutrizione dell'Oms e professore emerito della Scuola di medicina dell'Università di Atene, che ha sottolineato come «una maggiore adesione alla tradizionale dieta mediterranea si associa a una significativa riduzione della mortalità totale». Dunque, da prediligere:ampio uso di olio d'oliva, elevato consumo di legumi, cereali, frutta, verdura verde (ma non tuberi), moderato consumo sia di latte e derivati sia di pesce e, infine, ridotto consumo di carne. «Questo complesso di fattori riduce dell'11% il rischio di morte per malattie Cv» ha sostenuto. Miguel Martinez Gonzalez, direttore del dipartimento di Medicina preventiva e Salute pubblica dell'Università di Navarra, a Pamplona (Spagna), ha confermato tali evidenze portando la stima fino al 30% e ha riferito i risultati dello studio 'Predimed' secondo cui la dieta mediterranea è in grado di prevenire il cancro della mammella.

Marco Narici, docente di Fisiologia del dipartimento di Scienze biomediche di Padova, ha rimarcato l'importanza dell'esercizio fisico, il cui carente svolgimento in tarda età - per le nocive conseguenze di alterazioni biochimico-funzionali delle fibre muscolari poco attivate - si attesterebbe al quarto posto tra le più importanti cause di morte al mondo. Marco Sandri, docente di Patologia generale dell'ateneo patavino, ha descritto il ruolo, ai fini della salute dell'organismo, dell'autofagia (cioè del sistema lisosomiale di degradazione degli organelli cellulari danneggiati): se diminuita sarebbe causa di invecchiamento. Il Magnifico Rettore Rosario Rizzuto, anch'egli docente di Patologia generale all'Università di Padova, ha inoltre evidenziato come un'alterazione dell'omeostasi del calcio nei mitocondri abbia un ruolo centrale nel controllo dell'apoptosi cellulare,oggetto di studi del Centro di ricerca da lui coordinato. Giovanni Scapagnini, professore di Biochimica clinica all'Università del Molise, ha affrontato il tema dell'alimentazione funzionale e della nutraceutica,termine che associa nutrizione e approccio farmacologico, illustrando come particolari nutrienti (estratti di piante, animali, minerali e microrganismi) siano in grado di interagire con il biochimismo cellulare attivando e regolando numerose funzioni. Più in dettaglio Scapagnini ha descritto come la nutraceutica possa intervenire per sostenere un'esistenza longeva citando molecole quali la curcumina, il resveraratrolo, l'astaxantina (estratta da una microalga della famiglia delle Chlamydomonadeae) e la L-teanina che favorisce l'attenzione e la concentrazione, mantenendo al contempo uno stato di tranquillità. Il tutto inquadrato nell'ambito della 'geroscienza' e rimarcando l'importanza della restrizione calorica.Quasi per contiguità tematica Antonio Paoli, del dipartimento di Scienze biomediche di Padova, ha infine sottolineato il valore che può assumere anche il digiuno, prescritto in varie pratiche filosofiche e religiose e specificamente studiato in medicina sportiva, nel favorire l'allungamento della vita.

Fonte: doctor33.it


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