Clinica

mar222016

Cibo, gravidanza e infiammazione

La gravidanza rappresenta una finestra di grandi opportunità per prevenire le complicanze metaboliche del bambino e della madre ed è certo che il corretto approccio nutrizionale durante la gestazione determina un'influenza epigenetica positiva anche sugli anni futuri del bambino. La regolarità di crescita intrauterina è correlata con un minor sviluppo di malattie croniche degenerative successive, dal diabete al cancro. È necessario uno specifico adattamento del sistema immunitario della madre alla presenza di cellule trofoblastiche fetali, direttamente a contatto con il sangue materno e la stessa cosa avviene anche da parte delle cellule fetali. Tra i due organismi si realizza un affascinante adattamento reciproco che impedisce il rigetto e stimola non solo la tolleranza ma anche il successo riproduttivo nel lungo termine. Le modifiche metaboliche sono strettamente correlate alla modulazione dei segnali delle citochine e l'infiammazione è l'unica via che ha l'organismo materno per rispondere a tutti gli stimoli irritativi esterni. Per capire quanto possano influire sui meccanismi di adattamento alla gravidanza stress, infezioni e abitudini alimentari, basta pensare all'ostacolo all'impianto indotto da una semplice carenza di vitamina D.
La produzione di IgG nei confronti del cibo esprime una semplice conoscenza immunologica e spaziale dell'alimento, e il livello di IgG cresce quando la frequenza di assunzione di quell'alimento aumenta. Le stesse IgG, in grado di attenuare talora la reazione immunologica al cibo, possono anche concorrere all'attivazione di una risposta infiammatoria, decisamente meno specifica di quella delle IgE perché le prime riconoscono più facilmente una "nuvola antigenica" piuttosto che il singolo antigene, e le IgG si attivano infatti solo per importanti quantità di antigene alimentare. Dal punto di vista evoluzionistico le IgG passano la barriera ematoplacentare e consentono al feto di acquisire una pre-conoscenza del mondo esterno, correlata con le abitudini materne. Le reazioni infiammatorie che si attivano in gravidanza si possono misurare attraverso i valori di Baff e di Paf per mezzo di test che evidenziano anche il Profilo Alimentare Personale. Grazie a questi dati è possibile impostare un piano nutrizionale che mantenga controllato il livello di infiammazione e migliori le condizioni metaboliche del feto e della madre. La gravidanza porta sempre a un progressivo aumento di infiammazione e i benefici di un piano nutrizionale personalizzato che duri per tutto il periodo si stanno rendendo scientificamente sempre più evidenti. 

Approfondimenti:
Hemberger M (2013) Immune balance at the foeto-maternal interface as the fulcrum of reproductive success. J Reprod Immunol 97:36-42.
Brannon PM (2012) Vitamin D and adverse pregnancy outcomes: beyond bone health and growth. Proc Nutr Soc 71:205-212.   
Ligaarden SC et al, BMC Gastroenterol. 2012 Nov 21;12:166.

Attilio Speciani

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