Clinica

mag172018

Ridurre il rischio di preeclampsia con una dieta mirata al controllo dell'infiammazione

La preeclampsia è una condizione specifica della gravidanza, caratterizzata dal coinvolgimento di numerosi organi e apparati e correlata all'aumento della pressione arteriosa e alla sofferenza renale che portano a proteinuria e edema. La patofisiologia dell'ipertensione materna non è ancora del tutto chiarita, anche se l'ipotesi più accettata riguarda il rilascio di fattori placentari nella circolazione della donna gravida, da cui origina una disfunzione endoteliale e una rilevante infiammazione intravascolare. Ci sono almeno due condizioni predisponenti che possono essere prevenute, modificate e controllate: la resistenza insulinica e l'infiammazione sistemica che cresce durante tutta la gravidanza. Su questi aspetti si può agire efficacemente con l'alimentazione (1). Quando si sviluppa la condizione preeclamptica, si possono associare segni e sintomi quali cefalea, iperreflessia, iperirritabilità, alterazioni della vista (scotomi e fosfeni), alterazioni della coagulazione, dolore epigastrico, nausea e vomito; si tratta di importanti segnali di una maggiore severità del quadro. Nonostante la natura multifattoriale di questa condizione, è documentato che gli stati infiammatori e il conseguente stress ossidativo siano i target cui si mira per definire un approccio nutrizionale adeguato per il trattamento della malattia (2)
Nel corso della gravidanza fisiologica la valutazione delle citochine infiammatorie (soprattutto di BAFF, B Cell Activating Factor) è di particolare importanza per monitorare l'evoluzione del quadro. I lavori di Stohl (3) confermano che un aumentato livello di BAFF nel primo trimestre (quando si è ancora lontani, quindi, dalla comparsa clinica dei sintomi) può essere un importante biomarcatore della successiva preeclampsia. Anche il gruppo della Fetal Unit dell'Imperial College di Londra, di cui faccio parte (4), ha verificato che le donne con BAFF elevato nel primo trimestre di gravidanza hanno un significativo aumento di ipertensione gravidica e di preeclampsia. Il livello di BAFF è fortemente influenzato dall'alimentazione (5) e una dieta varia e non ripetitiva aiuta a ridurne l'interferenza negativa, come abbiamo spesso riportato su queste pagine. 
Gli innalzamenti di BAFF possono essere responsabili di un alterato processo di modulazione placentare e di adattamento vascolare uterino, forse mediato anche dalla temporanea produzione di autoanticorpi legati all'azione di BAFF sulle cellule B.
Una dieta mirata al controllo della infiammazione e al ripristino di una flora intestinale equilibrata, e una corretta integrazione vitaminica e minerale, sono strumenti per la riduzione del rischio di sviluppo della preeclampsia e delle sue successive complicanze.

Bibliografia:
1) Roberts JM et al. "Nutrient Involvement in Preeclampsia" 2003 The American Society for Nutritional Sciences
2) Torjusen H et al. "Reduced risk of pre-eclampsia with organic vegetable consumption: results from the prospective Norwegian Mother and Child Cohort Study"  BMJ Open 2014;4:e006143 doi:10.1136/bmjopen-2014-006143
3) Stohl HE, Lee RH, Manetta J, Kikly K, Korst LM, Stohl W. Maternal Serum B-Cell Activating Factor Levels: Candidate Early Biomarker for Hypertensive Disorders of Pregnancy. Hypertension. 2017;70(5):1007-1013.
4) Tay J, Speciani AF et al, "Maternal Serum B Cell activating factor in hypertensive and normotensive pregnancies". Pregnancy Hypertension 2018 Jul; 13:58-61
5) Lied GA et al, Aliment Pharmacol Ther. 2010 Jul;32(1):66-73. Epub 2010 Mar 26

Attilio Speciani


DALLE AZIENDE