Clinica

nov212016

Quando l'autoimmunità dipende dal cibo

Un numero crescente di lavori scientifici sta identificando il Baff (B Cell Activating Factor) come uno dei più importanti fattori di induzione e mantenimento delle malattie autoimmuni. Lo schema logico attraverso cui si realizza questo effetto è di semplice comprensione. Baff (come dice il suo nome), stimola la sopravvivenza delle cellule B e la loro produzione di anticorpi. Quando un autoantigene si ferma su un recettore cellulare della cellula B si attiva di solito un meccanismo che porta la cellula all'apoptosi, impedendo quindi la presenza di cloni cellulari orientati alla produzione di autoanticorpi. Se però il Baff è presente in quantità rilevante, questo meccanismo di "autodelezione" viene sopraffatto e la cellula B è stimolata a produrre autoanticorpi in misura rilevante. La sovraproduzione di Baff porta ad una espansione delle cellule B attivate e alla deposizione di immunocomplessi e di recente è stata identificata anche una sua azione sulle cellule T (1). Importante è però la relazione tra Baff e alimentazione, una relazione che può valere per tutte le patologie autoimmuni. La scoperta che un alimento può indurre la produzione di Baff (B Cell Activating Factor) o di Paf (Platelet Activating Factor) e provocare tutti i sintomi infiammatori che usualmente sono ascritti al cibo risale agli studi di Lied (2) del 2010 ma solo da poco è applicata in ambito clinico. La misurazione di queste citochine consente di capire il livello di infiammazione correlata al cibo eventualmente presente in una persona e di agire sugli aspetti nutrizionali per ridurla e per controllarne gli effetti sulla salute. È una rivoluzione concettuale che consente di andare oltre la conoscenza di Ves e Pcr che da oltre 50 anni restano incredibilmente gli unici due "indicatori di infiammazione" usati dalla medicina in ambito clinico. Si tratta di una reazione dovuta all'immunità innata e all'attivazione di Toll Like Receptors (soprattutto TLR2 e TLR4), recettori che svolgono nell'organismo la funzione di segnalare un pericolo, che nel caso del cibo è il superamento di un livello di soglia nell'assunzione. Lavori del novembre 2015 di Campi e del gruppo di Beck-Pecoz (3) identificano ad esempio la presenza di Baff come induttore della Tiroidite di Hashimoto, e questi stessi risultati sono stati confermati nel novembre 2016 dal gruppo di endocrinologi di Taiwan guidati da Lin (4) che ha evidenziato la stretta relazione tra tutti i tipi di tiroidite autoimmune e i livelli aumentati di Baff. Si apre quindi una strada importante per la gestione nutrizionale di alcune delle patologie più diffuse attualmente presenti nel mondo occidentale.

Attilio Speciani

Per approfondimenti:
1) Chen M et al, Cytokine Growth Factor Rev. 2014 Jun;25(3):301-5. Epub 2013 Dec 24.
2) (Lied GA et al, Aliment Pharmacol Ther. 2010 Jul;32(1):66-73. Epub 2010 Mar 26)
3) Campi I et al, Thyroid. 2015 Sep;25(9):1043-9. Epub 2015 Aug 13
4) Lin JD et al, Clin Chim Acta. 2016 Nov 1; Epub 2016 Sep 8.

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