Clinica

apr42017

I segnali del dimagrimento nel piatto

Chi continua a credere che ingrassare e dimagrire dipenda solo dalle calorie introdotte nell'organismo rinuncia alla comprensione degli effetti potenti dei segnali di tipo endocrino, metabolico e biochimico provocati in ogni essere umano da ambiente e nutrizione; tutti segnali confermati dalla ricerca più recente. Ormai alcuni segnali, come quello dell'indice glicemico, sono compresi financo a livello popolare, anche se non vengono tenuti in considerazione da molte prescrizioni nutrizionali che considerano 100 calorie di zucchero identiche alle 100 di una pasta integrale. Un altro potente segnale dimagrante è quello dello "short fasting" che differenzia potentemente gli effetti di un digiuno breve (15-18 ore) che consuma massa grassa da quello di un digiuno prolungato che porta a perdere anche molta massa muscolare e a ridurre il metabolismo (1). Da poco si è compreso che al centro di questi segnali c'è comunque il tessuto adiposo, non più considerato solo un tessuto di accumulo dell'energia, ma ridefinito come un vero e proprio organo endocrino. Il BAFF (B Cell Activating Factor), citochina infiammatoria fortemente legata ai segnali di una alimentazione ripetitiva, costituisce ad esempio un vero e proprio ponte di collegamento tra l'infiammazione e il metabolismo, svolgendo un ruolo primario nel mantenimento della resistenza insulinica. L'infiltrazione infiammatoria del tessuto adiposo (dovuta ai macrofagi) è uno dei rilievi più frequenti nelle condizioni in cui l'obesità si associa alla sindrome metabolica, come documentato da Kim (2) nel 2015 e il BAFF può essere uno dei possibili induttori dell'infiammazione nel tessuto adiposo poiché lo si ritrova aumentato anche nel tessuto adiposo viscerale. Colpisce la scoperta che gli adipociti, oltre a essere influenzati dal BAFF, possono essi stessi produrlo. Quando secernono il BAFF questo è in grado di promuovere il rilascio di altre molecole pro infiammatorie che mantengono l'infiammazione nel tessuto adiposo, come pubblicato da un omonimo Kim (3) nel 2013. Bienertova-Vasku (4) ha studiato nell'uomo le prime correlazioni tra livelli di BAFF e obesità, trovando livelli plasmatici di BAFF significativamente più elevati negli individui obesi se confrontati con persone con un indice di massa corporea (BMI) minore di 30, evidenziando inoltre che le differenze nell'espressione di BAFF, indotte dai segnali alimentari e non dalle calorie, possono determinare differenze nella distribuzione di grasso, facilitando la deposizione di grasso viscerale. Controllare il BAFF attraverso scelte personalizzate di controllo di alcuni alimenti diventa segnale potente di modifica della composizione corporea.
 
Bibliografia:
1) Chaix A et al, Cell Metab. 2014 Dec 2;20(6):991-1005. doi:10.1016/j.cmet.2014.11.001
2) Kim DH et al, 2015 Experimental & Molecular Medicine ,47(1), e129
3) Kim MY et al, 2013 Experimental & Molecular Medicine, 45(1), e4. 
4) Bienertova-Vasku J et al, Centr Eur J Med, now Open Medicine, 7 (3) June 2012 

Attilio Speciani


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