Clinica

ott112018

L'inizio di un percorso specialista-paziente

Ascolto empatico, attenzione alle paure del paziente in merito ad alimentazione e salute e capacità di astenersi da qualsiasi giudizio sono le basi su cui improntare le relazioni di counselling nutrizionale.
Si ponga il caso di una paziente donna con diabete di tipo 2 scompensato, obesa di tipo 1, di circa sessant'anni che deve perdere peso perché necessita di essere sottoposta a un intervento di protesi all'anca. Nel corso della consultazione, l'ascolto, oltre a creare una relazione di aiuto, consente al nutrizionista di comprendere le motivazioni e il punto di vista della paziente. Durante l'intero percorso, il nutrizionista l'ascolterà, le darà feedback su quanto apprende dalle sedute ma si asterrà dal dare consigli, giudizi, soluzioni non richieste o dall'assumere un atteggiamento inquisitorio, mettendo in atto le barriere della comunicazione di Gordon.

Viene di seguito riportata una conversazione tra la paziente e il nutrizionista:
PZ: "Da anni cerco di perdere peso, ho il diabete, che non riesco a controllare, devo operarmi all'anca...".
N: "E' stanca e scoraggiata, ma il fatto che abbia tentato di perdere peso mi fa capire che la sua salute le sta a cuore".
PZ: " Certo, però non riesco a seguire una dieta, dopo un po' mi stanco, se vedo che non perdo peso mi dico che non vale la pena sacrificarsi".
N: "E' come se l'idea di mangiare sano fosse un sacrificio e se non la ricompensa dopo un po' si sente defraudata".
PZ: "Sì, però lo dovrei fare per la mia salute".
N: "Che cosa è disposta a fare in questo momento per la sua salute?"


A questo punto si può procedere con un brainstorming in cui le parti danno svariate risposte alla domanda "Che cosa è disposta a fare in questo momento per la sua salute?", da "voglio prendermi cura di me stessa camminando tutti i giorni per 2 ore" a "mangiando 70 g di pasta a pranzo e 70 g di pane integrale a cena e camminando 30 minuti al giorno" a "digiunerò", "salterò sempre la cena" ecc.
Vengono vagliate le risposte e si eliminano quelle irrealistiche o inaccettabili. Si sceglie la soluzione o la combinazione di soluzioni che rispondono in maniera più adeguata ai bisogni della paziente. Per esempio, potrebbe essere valida la soluzione proposta dalla paziente stessa di consumare 70 g di pasta a pranzo e 70 di pane a cena e camminare 30 minuti al giorno e quella fornita dal nutrizionista di ascoltare il proprio corpo e di valutare il senso di fame e sazietà prima e dopo i pasti. Spetta tuttavia alla paziente la scelta del modo in cui mettere in pratica le soluzioni adottate e di preparare un piano di azione. Alla visita successiva verranno monitorati gli esiti delle scelte compiute e valutato se sono state effettivamente messe in atto. Se le scelte hanno portato risultati positivi significa che i bisogni del paziente sono stati individuati, in caso negativo si ricomincia da capo.
Il ruolo del counsellor nutrizionista è quindi quello di facilitare il percorso del paziente nell'acquisire consapevolezza e prendersi la responsabilità della gestione della sua alimentazione.

Fonti:
Zucconi A., Borrelli M., Sulprizio G. (2010) Un "approccio rogersiano": il Counselling Centrato sulla Persona. Tratto da Mengheri M. Formazione alla relazione d'aiuto Il counseling ad approccio integrato. Franco Angeli 2010

Zucconi A., Howell P. (2003) La Promozione della Salute, Ed. La Meridiana

Mearns D., Thorne B., (1988) Person - Centred Counseling in Action trad. it. Counseling Centrato sulla Persona Teoria e Pratica. Ed. Erickson 2006

Gordon T. Relazioni efficaci. Come costruirle. Come non pregiudicarle Ed. La Meridiana (2014)

Manon Khazrai

DALLE AZIENDE