Clinica

ott172018

Stili alimentari e sindrome metabolica: l'analisi NHANES

Con il termine sindrome metabolica (MetS) si intende un insieme di fattori di rischio cardiovascolare e di alterazioni metaboliche che tendono a presentarsi insieme negli stessi individui; obesità addominale, dislipidemia, ipertensione e alterato metabolismo glucidico (iperglicemia a digiuno, insulina-resistenza) rappresentano le componenti più importanti (1). La MetS costituisce un problema di salute pubblica in tutto il mondo anche perché la sua prevalenza è in rapido aumento, probabilmente a causa di cambiamenti nelle abitudini alimentari e nello stile di vita (2). Per questo motivo sono necessari degli interventi di popolazione mirati a rallentare la rapida diffusione della MetS, soprattutto considerando che questa condizione è strettamente associata ad un aumentato rischio di diabete di tipo 2, morbilità e mortalità cardiovascolari. Alcuni studi hanno cercato di far luce sull'interazione tra determinanti dietetici e l'insorgenza della MetS, ottenendo risultati poco chiari, a causa di alcune limitazioni come le dimensioni del campione, l'omogeneità delle popolazioni analizzate e soprattutto l'approccio "mono-nutriente", trascurando che la dieta per definizione è molto complessa (3-5). L'analisi dei "modelli alimentari" è emersa recentemente come un approccio alternativo all'analisi del "mono-nutriente", con lo scopo di esaminare l'effetto della dieta generale sui comportamenti alimentari reali della popolazione (6). Un recente studio ha analizzato i dati antropometrici, biochimici e i questionari di frequenza alimentare di 23157 soggetti arruolati nell'indagine NHANES (National Health and Nutrition Examination Survey), tra il 2001 e il 2012, al fine di valutare l'associazione tra le abitudini alimentari e l'insorgenza della MetS (7). I risultati hanno evidenziato 651 casi di MetS, dimostrando che i modelli alimentari caratterizzati da un elevato consumo di acidi grassi saturi erano associati ad una maggior probabilità di sviluppare la MetS, mentre ai modelli alimentari a più alto contenuto in vitamine e minerali era associata una probabilità più bassa; nessuna associazione è stata invece riscontrata per i grassi polinsaturi. In conclusione, questi risultati ribadiscono l'importanza di una dieta sana ed equilibrata per prevenire l'insorgenza della MetS, anche se ulteriori studi sono necessari per valutare l'efficacia degli interventi dietetici sulla popolazione generale al fine di prevenire e/o rallentare la MetS e tutte le condizioni patologiche ad essa associate.

Fonti:
(1) Zimmet P, et al. The metabolic syndrome: a global public health problem and a new definition. J Atheroscler Thromb 2005; 12: 295-300.

(2) Walker S, et al. Racial/ethnic discrepancies in the metabolic syndrome begin in childhood and persist after adjustment for environmental factors. Nutr Metab Cardiovasc Dis 2012; 22: 141-148.

(3) Bain LK, et al. The relationship between dietary magnesium intake, stroke and its major risk factors, blood pressure and cholesterol, in the EPIC-Norfolk cohort. Int J Cardiol 2015; 196: 108-114.

(4) Baudrand R, et al. High sodium intake is associated with increased glucocorticoid production, insulin resistance and metabolic syndrome. Clin Endocrinol 2014; 80: 677-684.

(5) Dam V, et al. Association between vitamin k and the metabolic syndrome: A 10-year follow-up study in adults. J Clin Endocrinol Metab 2015; 100: 2472-2479.

(6) Hu FB. Dietary pattern analysis: a new direction in nutritional epidemiology. Curr Opin Lipidol 2002; 13: 3-9.

(7) Mazidi M, et al. Link of dietary patterns with metabolic syndrome: analysis of the National Health and Nutrition Examination Survey. Nutrition & Diabetes 2017; 7: e255.

Maurizio Battino e Francesca Giampieri

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