Attualità

set22015

Sicurezza degli alimenti di origine animale: per il Ministero il bilancio è positivo

Secondo i dati resi pubblici dal Ministero della Salute a fine giugno di quest'anno, ci sarebbe da stare tranquilli: la carne (di bovini, suini, ovi-caprini, equini, volatili da cortile, conigli, selvaggina allevata, selvaggina cacciata, acquacoltura), il latte, le uova e il miele, consumati dagli italiani nel 2014 erano sicuri. Il piano di controllo (Piano nazionale residui, Pnr), con cadenza annuale, ha lo scopo di svelare i casi di somministrazione illecita di sostanze vietate, o di sostanze autorizzate ma usate a condizioni diverse da quelle previste, oltre a verificare la conformità dei limiti di residui di medicinali veterinari e le quantità massime di antiparassitari e di contaminanti ambientali, secondo la normativa europea e nazionale. Nel 2014, su più di 40 mila campioni analizzati, in cui sono state cercate sostanze a effetto anabolizzante e sostanze non autorizzate (categoria A) e medicinali a uso veterinario e agenti contaminanti (categoria B), la quasi totalità è risultata conforme. Solo lo 0,11% avrebbe presentato valori inadeguati di residui di sulfamidici, tetracicline, macrolidi, chinolonici e penicilline, ma anche di contaminanti ambientali come lo zeranolo probabilmente dovuta alla contaminazione dei mangimi di metaboliti dello zearalenone, tossina estrogenica prodotta da muffe che possono aggredire i cereali. In misura minore, ma comunque presenti, sono stati rilevati altri farmaci veterinari e contaminanti ambientali come i composti organoclorurati. Nel complesso i dati del 2014 per l'Italia, conclude il Ministero, sono in linea con i risultati ottenuti dagli altri Stati dell'Ue. Ma il messaggio positivo è stato più volte messo in dubbio dall'esito di test di natura istologica, messi a punto dall'Istituto Zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, in grado di rilevare le alterazioni microscopiche indotte da molecole anabolizzanti in organi target (timo, tiroide) e che farebbero pensare che il numero di animali che hanno subito trattamenti per "gonfiare" le carni sia molto maggiore. Viene contestato infatti che le analisi chimiche attuate nel Pnr non sarebbero adeguate per svelare simili trattamenti, le cui tracce chimicamente rilevabili scompaiono nel giro di pochi giorni. I test istologici non sono mai stati approvati come metodi ufficiali con valore legale. Tuttavia, riconoscendo in parte la loro utilità, il Ministero li utilizza dal 2008 nell'ambito del Pnr per rilevare casi sospetti e intensificare sia le indagini presso le aziende di provenienza degli animali sia l'attività di farmacosorveglianza con altri organi di controllo (Nas). 

Francesca De Vecchi


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