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feb12017

Sensibilità al glutine non celiaca (Sgnc): il trattamento nutrizionale del paziente

Abbiamo chiesto a Luca Elli, responsabile dal 2011 del "Centro per la prevenzione e diagnosi della malattia celiaca" Fondazione IRCCS Cà Granda - Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, di parlarci del trattamento nutrizionale dei pazienti con una sensibilità al glutine non celiaca riconosciuta, sindrome caratterizzata da sintomi multi-sistemici intestinali ed extra-intestinali, collegata alla reazione dell'organismo ai cibi contenenti glutine.

Come si arriva a diagnosticare una sensibilità al glutine non celiaca?
Si esclude innanzitutto che il paziente sia celiaco o allergico al grano. Si esegue poi un challenge in doppio-cieco, somministrando quantità di glutine o placebo per una settimana (Double-blind Placebo-Controlled Challenge con crossover). Si valuta poi se e come la sintomatologia si ripresenti. Oggi lo sforzo della ricerca è quello di individuare un esame che permetta di fare una diagnosi più agevole. Per ora si cerca di gestire i pazienti non celiaci, che riferiscono di stare meglio assumendo una quantità inferiore di glutine, o non assumendolo affatto, con appropriati piani nutrizionali.

Si è visto che la Sgnc può presentarsi come una sindrome transitoria. Per questi pazienti si ricorre comunque a una dieta senza glutine, come nei casi di celiachia?
Va premesso che di solito i pazienti, per primi, associano i propri sintomi all'ingestione di farinacei o simili. Tanto che, molti, spontaneamente, provano a ridurre o eliminare dalla loro dieta fonti importanti di glutine, ancor prima di rivolgersi al medico. A differenza dei pazienti celiaci però, per i quali deve essere adottata una dieta senza glutine cronica, una dieta a basso contenuto di glutine può anche essere sufficiente: non viene infatti consigliato di cronicizzare l'astensione dal glutine. Nella pratica dopo aver osservato la risposta del paziente all'eliminazione del glutine, si effettua un reinserimento, dopo un periodo di dieta gluten-free.

Qual è il ruolo dei Fodmap (oligo-, di- e monosaccaridi fermentabili e polioli), acronimo ricavato dai nomi di una serie di alimenti con effetti fisiologici comprovati nei pazienti che soffrono di IBS: Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides And Polyols?
È l'altro grande capitolo che riguarda il trattamento di questa tipologia di disturbi: i Fodmap sono una categoria di sostanze diffusa in diverse fonti alimentari. Non esiste una dieta che possa escluderli del tutto.
Tuttavia una dieta a basso contenuto di Fodmap, che spesso corrisponde a una dieta a basso apporto di glutine, si è visto essere abbastanza efficace. Non si riesce a separare in modo netto i due fattori, ma si adotta un differente approccio: sembra che dietro ai pazienti che riportano disturbi con il glutine, ci sia un meccanismo immunologico, dipendente dall'immunità innata; i pazienti che reagiscono ai Fodmap invece potrebbero soffrire di una ipersensibilità viscerale, dicono gli studi. Due origine dunque molto diverse. Oggi è un campo di studi molto aperto che mette in evidenzia molte sovrapposizioni fra sensibilità al glutine, celiachia e più in generale Ibs.

Francesca De Vecchi


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