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feb82018

Nuove aree di intervento dietetico per la sindrome dell'intestino irritabile. Il ruolo del glutine

La sindrome dell'intestino irritabile (SII) potrebbe beneficiare della dieta senza glutine, secondo un articolo, recentemente pubblicato da un gruppo di esperti, che ha inteso proporre un aggiornamento riguardo alla gestione dietetica di quei pazienti per i quali i sintomi tipici della SII sono scatenati dall'ingestione di frumento e glutine. Per questi, si prospettano nuove tipologie di interventi nutrizionali.
La SII, disturbo funzionale gastrointestinale cronico e debilitante da cui, secondo le ricerche, è affetto almeno il 10% della popolazione del Regno Unito, Europa e degli Stati Uniti, si manifesta classicamente con dolori addominali, gonfiore, gas, diarrea e stitichezza. Sono note tuttavia delle aree di sovrapposizione con la sensibilità al glutine non celiaca (SGNC), caratterizzata da sintomi intestinali ed extra intestinali derivanti dall'ingestione di glutine, in soggetti che non soffrono di celiachia o allergia la frumento. Nonostante quest'ultima sia stata descritta nel 1978 per la prima volta, ci sono voluti quasi 30 anni perché le si riconoscesse la giusta attenzione a livello clinico. A complicare la situazione però rimane il fatto che oggi non esistono ancora biomarcatori per SII e per la SGN e mentre i pazienti con SGNC auto-dichiarano sintomi correlati al glutine, quelli con SII non segnalano il glutine come stimolo specifico, anche se nella letteratura pubblicata in passato, il frumento era fra i principali ingredienti citati dai pazienti affetti da SII quando riferivano la loro "intolleranza alimentare".
La ricerca dietetica si è quindi concentrata sul ruolo di due ingredienti, in particolare, tipici della dieta occidentale: il glutine e i FODDMAP, oligo-, di- e monosaccaridi fermentabili e polioli, contenuti non solo nel frumento ma anche in una serie di alimenti fra cui certi tipi di frutta, verdura e prodotti a base di latte. Nell'Europa occidentale gli oligosaccaridi, come i "fruttani" e il fruttosio sono i FODMAP più frequenti nell'alimentazione.
Si è visto che i pazienti che seguono a lungo una dieta a basso contenuto di FODMAP, dove l'alimento chiave principalmente escluso è il frumento, attribuiscono proprio alla minore assunzione di questo cereale la riduzione della risposta sintomatica. Una dieta del genere, però, è complessa poiché richiede l'assistenza da parte di un dietologo esperto, che aiuti a garantire il successo e soprattutto l'adeguatezza nutrizionale, anche in considerazione dell'effetto potenzialmente negativo sul microbiota.
Preoccupazioni in parte condivise anche dalle diete senza glutine che però risulta essere un'opzione più pratica per i pazienti con SII. Anche se rimane necessario approfondire il meccanismo secondo cui il frumento e i suoi componenti provocano la sintomatologia tipica della SSI in alcuni pazienti, sembra dalle evidenze che la dieta senza glutine sia quindi un intervento dietetico specifico più efficace e migliorativo nei pazienti di SII sensibili al frumento.

Nutrients 2017, 9(11),1268; doi:10.3390/nu9111268

Francesca De Vecchi


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