Clinica

mag172017

Mettere "a dieta" il tumore con la chetosi

L'utilizzo della dieta chetogenica per trattare i tumori parte dalle osservazioni del fisiologo Otto Warburg, premio Nobel per la Medicina nel 1931, il quale scoprì che le cellule tumorali hanno un utilizzo predominante della "glicolisi anaerobia" (effetto Warburg) e cioè sono in grado di utilizzare lo zucchero (glucosio) presente nel sangue, senza passare attraverso l'ossidazione, sia in presenza sia in assenza di ossigeno. Questa caratteristica ha chiarito che le cellule cancerogene hanno una grande necessità di zucchero per duplicarsi rapidamente, quindi, se si riesce a ridurre la quantità di zucchero disponibile, in un certo senso le si "affama" rendendo più complessa e lenta la loro duplicazione. La dieta chetogenica, riducendo drasticamente l'apporto di carboidrati assunti dal paziente, inibisce l'utilizzo del glucosio nelle cellule tumorali e diventa quindi uno strumento terapeutico: la dieta come una vera e propria "metabolic cancer therapy".
Nella dieta chetogenica l'apporto calorico dei carboidrati viene sostituito aumentando i grassi che, degradati nel nostro organismo, si trasformano in corpi chetonici che non possono essere utilizzati dalla cellula tumorale. Questa modificazione dell'alimentazione mette quindi "a dieta" il tumore.
A questo si aggiunge il fatto che la situazione di chetosi obbliga la cellula tumorale a una sorta di stress metabolico molto più elevato rispetto al tessuto sano, con la riduzione dell'ossidazione delle cellule sane e l'attivazione di una particolare serie di geni che hanno dimostrato di ridurre la duplicazione della cellula colpita dal cancro.
Questa tipologia di dieta, prima di essere sperimentata nel campo della cura dei tumori, è stata utilizzata con un buon successo sui pazienti colpiti da epilessia ed è un intervento dietetico che, in supporto alla chemioterapia, può aumentare l'efficacia della stessa. La dieta chetogenica è caratterizzata da una drastica riduzione dei carboidrati, generalmente in una misura inferiore ai 50 grammi al giorno, da un apporto fisiologico di proteine e da un aumento della quota dei grassi ottenuta prevalentemente aumentando gli oli (di oliva o di semi) che si utilizzano per condire gli alimenti. Da quando questa modificazione dietetica ha iniziato a essere utilizzata per alcune tipologie di tumore cerebrale con buoni risultati, sono stati pubblicati in letteratura più di 200 studi sull'argomento che riguardano l'utilizzo della dieta chetogenica nel trattamento di svariati tipi di tumori, prima, durante e dopo terapia specifica. La dieta chetogenica, generalmente, è applicata da sola o in coppia con una riduzione delle calorie introdotte dal paziente, questo allo scopo di ridurre i livelli di insulina presenti nel sangue, in quanto essa è un fattore di crescita e di duplicazione di tutte le cellule, e quindi anche delle cellule tumorali.
Attualmente, l'utilizzo della dieta chetogenica appare estremamente promettente per incrementare l'efficienza e l'efficacia della radioterapia e della chemioterapia e per diventare un'arma metabolica estremamente attiva nel trattamento di numerosi tipi di tumore. Gli studi sono però ancora limitati e i risultati contrastanti per le differenti patologie tumorali e per i differenti livelli di malattia. Vi è la necessità di trovare protocolli univoci che possano essere utilizzati per lo specifico tipo di tumore e di terapia che viene utilizzata per il paziente. In questo ambito, il ruolo di operatori sanitari qualificati (dietisti, nutrizionisti) si dimostrerà cruciale per pianificare e organizzare questi specifici protocolli di dieta chetogenica, così da assicurare, oltre alla fondamentale aderenza del paziente allo schema dietetico, un ottimale stato di nutrizione.

Bibliografia:
1. Erickson, N. et al. Med Oncol (2017) 34: 72.
doi:10.1007/s12032-017-0930-5

2. Oliveira C. et al. Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics 2017. (Epub ahead of print)

Maurizio Fadda


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