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ott252018

Fondazione italiana per l'educazione alimentare: parlare di alimentazione ai protagonisti di domani

Cibo e stile di vita. Nutrizione e salute: è sempre più importante riconoscere il valore dell'aspetto culturale dell'alimentazione, per le sue importanti ricadute anche a livello di prevenzione. Ne abbiamo parlato con Evelina Flachi, specialista in scienze dell'alimentazione e presidente della Fondazione Italiana per l'Educazione Alimentare, Food Education Italy FEI, uno strumento partecipativo al servizio di scuola, famiglia e professionisti.

Cos'è e quali sono gli scopi della Fondazione Italiana per l'Educazione Alimentare?
La Fondazione Italiana per l'Educazione Alimentare, Food Education Italy FEI, è nata nel luglio 2011. La missione primaria della Fondazione è valorizzare le potenzialità e i contributi dei diversi soggetti impegnati, sul tema comune dell'educazione alimentare, sostenendo il protagonismo della Scuola e l'applicazione delle "Linee Guida per l'Educazione Alimentare" emanate dal Ministero per l'Istruzione l'Università e la Ricerca (MIUR) nel 2015, presenti nei contenuti della carta di Milano di Expo. Essendo accreditata al MIUR, FEI ha fra i suoi obbiettivi principali anche la formazione di tutti i professionisti interessati a questo tema: insegnanti, educatori e specialisti del settore come medici e biologi nutrizionisti.

Come ha mosso i primi passi?
I Fondatori Promotori, già dal 2008, partecipano tutti attivamente al Comitato Tecnico Scientifico per l'Educazione Alimentare del MIUR, incaricato di costruire il quadro di riferimento valoriale e metodologico per lo sviluppo dell'Educazione Alimentare nella Scuola Italiana, nella famiglia e per gli addetti ai lavori. Negli anni di attività, il Comitato ha lavorato con le scuole, coinvolgendo le famiglie e il territorio in un programma che ha consentito al Ministero di introdurre l'educazione alimentare quale insegnamento interdisciplinare, nel quadro delle prime Linee Guida emanate nell'ottobre 2011 e in quelle successive del 2015, alla cui stesura hanno contribuito anche i Fondatori Promotori. Il desiderio di non disperdere questo importante patrimonio di esperienze e professionalità, la necessità di garantire continuità e visibilità al percorso avviato, hanno portato i Fondatori e Promotori ha creare la Fondazione Italiana per l'Educazione Alimentare.

Quali sono le finalità del Ministero?
L'intento del Ministero, dal 2015, è di dare agli educatori la possibilità di trattare questo argomento in modo trasversale. L'alimentazione non è una materia di studio, ma una formazione mirata CHE permette all'educatore formato secondo le linee guida del MIUR stesso, di parlarne in modo coordinato, coerente e interdisciplinare. Lo scopo è tradurre in esperienza questa forma culturale: parlare di cibo significa soprattutto dare valore alla cultura alimentare, perché si possano creare atteggiamenti positivi soprattutto nei ragazzi, fin da piccoli, nello stile di vita non solo a livello di conoscenza del cibo, ma anche della sua provenienza, sostenibilità e spreco.

Perché è importante affrontare il discorso già nei primi gradi della scuola primaria?
L'educazione alimentare cominciata nella scuola dell'infanzia può determinare una cultura di base che permetterà, da giovani e poi come adulti di fare scelte alimentari consapevoli nel quadro di una sana alimentazione, correlata anche alla prevenzione delle più comuni malattie non trasmissibili, tra le quali sovrappeso e obesità. Come Fondazione ci poniamo fra gli obiettivi anche di incidere favorevolmente negli anni sulla spesa socio-sanitaria connessa a queste patologie, che sappiamo ormai essere sempre più alta.

Qual è il ruolo dei professionisti della salute?
Molti professionisti - i biologi nutrizionisti per esempio - oggi sono culturalmente ben preparati per lavorare in ambito scolastico. Con l'aiuto della Fondazione possono aggiornare le proprie conoscenze per dare una informazione sempre più coerente e univoca. I temi dell'alimentazione sono soggetti a stimoli e interpretazioni che alimentano un diffondersi incontrollato di notizie non scientificamente provate. E' invece importante basarsi su protocolli validati con punti chiave che non devono essere contradditori fra loro. Sia il professionista sia l'educatore ha necessità di avere una guida che lo rassicuri nella propria attività. I bambini giocano a loro volta, in famiglia, un ruolo da promotori e comunicatori dei principi imparati scuola: anche questo aspetto non deve essere sottovalutato in un'ottica generale di formazione culturale della popolazione.

Per informazioni: http://www.foodedu.it/it/p

Francesca De Vecchi

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