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Sale: l'ESAN ribadisce la necessità di abbassare i livelli di consumo, contro chi mette in dubbio l'efficacia

L'abuso di sale rimane ancora la causa principale dell'aumento di pressione arteriosa con l'età, a sua volta prima causa globale di malattie come infarto, ictus, e insufficienza cardiaca e renale.
Questa è la premessa di uno statement dell'ESAN (European Salt Action Network) appena pubblicato sulla rivista Nutrition, Metabolismand Cardiovascular Disease, organo di stampa della Società Italiana di Nutrizione.
ESAN, che include delegati esperti dai governi di 39 Paesi europei, con il sostegno dell'OMS, ha così voluto ribadire la sua ferma posizione a favore dei programmi di riduzione del consumo di sale nella popolazione secondo le raccomandazioni dell'OMS stessa.
"La pressione alta rimane la prima causa di morte e di disabilità al mondo a causa delle sue complicanze cardiovascolari. D'altra parte un elevato consumo di sale è associato ad aumento della pressione e la riduzione del suo consumo alla riduzione dei valori pressori, come dimostrano molti studi controllati di intervento" afferma Pasquale Strazzullo, Ordinario di medicina interna presso l'Università Federico II di Napoli e presidente della Società di Nutrizione Umana.
La presa diposizione del Network scaturisce da una recente controversia nata intorno ad alcuni studi "tutti riconducibili ad un unico gruppo di ricerca", che - secondo ESAN - avrebbero seminato dubbi sulla convenienza di una correzione dell'abuso di sale fino ai livelli auspicati da OMS (meno di 5 grammi al giorno), ottenendo una vasta eco anche dagli organi di informazione. Il pericolo che questo generi comportamenti sbagliati a livello di popolazione e anche nella classe medica è quindi reale. La posizione di OMS circa il consumo di sale è nota da tempo e mira ad una riduzione globale del consumo di sale del 30% rispetto ai valori correnti entro il 2025, fino ad arrivare a 5 grammi/die.
Secondo ESAN infatti gli studi su cui si basano tali confutazioni sarebbero pieni di errori di metodo (dall'inadeguatezza delle stime del reale consumo di sale, al coinvolgimento in questi studi di soggetti con gravi patologie metaboliche e cardiovascolari e in già in cura). Le nuove ricerche metterebbero anche in dubbio che la riduzione a 5 grammi/giorno sia benefica, ipotizzando anzi che sarebbe preferibile un consumo pari a quello in atto nella maggior parte dei Paesi o addirittura più alto.
Studi osservazionali e trial clinici ben condotti invece esisto, ricorda Michael Beer (Swiss Federal Food and Safe Veterinary office, coordinatore dell'ESAN) e "l'evidenza scientifica in favore di un beneficio sostanziale della riduzione del consumo di sale ai livelli indicati da OMS rimane decisamente forte nell'opinione condivisa dagli esperti più attenti alla metodologia delle ricerche pubblicate in letteratura".

Francesca De Vecchi

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