Clinica

apr212017

Affrontare i fattori di rischio potenziali per prevenire i disturbi dell'alimentazione negli adolescenti

Nel 2008 le linee guida del Medical Research Council su come sviluppare e valutare interventi complessi hanno raccomandato di usare la teoria per sviluppare interventi efficaci. Questa raccomandazione, applicata alla prevenzione dei disturbi dell'alimentazione, richiede che l'intervento affronti i fattori di rischio potenziali evidenziati dalla ricerca e che la sua efficacia sia valutata in studi randomizzati e controllati che permettano di valutare non solo gli esiti, ma anche i moderatori (cioè per chi funziona) e i mediatori (cioè attraverso quali meccanismi) del programma preventivo. 
Gli interventi di prevenzione dei disturbi dell'alimentazione che finora si sono dimostrati più efficaci hanno affrontato i seguenti fattori di rischio potenziali: interiorizzazione dei media che promuovono ideali sociali di magrezza e di aspetto fisico; pressione dei media, dei pari e dei familiari a conformarsi a un ideale corporeo magro (le ragazze) e muscoloso (i ragazzi); insoddisfazione corporea; eccessiva importanza attribuita al peso, alla forma del corpo e al controllo dell'alimentazione per valutare se stessi. La ricerca ha anche evidenziato l'importanza di modificare i fattori di rischio, applicando interventi che offrano soluzioni flessibili per smussare il perfezionismo disfunzionale e l'autocritica associata, che aiutino a costruire l'autoefficacia attraverso l'acquisizione di nuove abilità e che includano discussioni per ridurre la pressione sociale sull'aspetto fisico.
Gli interventi di prevenzione universale, cioè quelli diretti alla popolazione, con il maggior supporto empirico sono quelli basati sulla "capacità di usare i media". Questi hanno l'obiettivo di sviluppare nei partecipanti la capacità di valutare criticamente il contenuto dei media per riuscire a identificare, analizzare, sfidare e proporre alternative ai messaggi stereotipati e non salutari presentati dai mass media. Per esempio, l'intervento Media Smart ha ottenuto un effetto preventivo sulla preoccupazione per il peso e la forma del corpo, rispetto alla condizione di controllo in due studi con follow-up di 12 e 30 mesi, rispettivamente. Nessun intervento di prevenzione universale ha invece dimostrato finora di riuscire a prevenire lo sviluppo dei sintomi dei disturbi dell'alimentazione.
Gli interventi di prevenzione selettiva e indicata, cioè quelli rivolti alle persone con fattori di rischio o prodromi dei disturbi dell'alimentazione, basati sulla dissonanza cognitiva, come il Body Project e l'Healthy Weight Intervention, descritti anche in lingua italiana nel libro "Progetto Corpo" di Eric Stice e Katherine Presnell, hanno prodotto una riduzione del 60% dei disturbi dell'alimentazione a tre anni di follow-up rispetto al controllo. Mentre lo Student Bodies, un programma cognitivo comportamentale online, ha dimostrato di prevenire i disturbi dell'alimentazione in un periodo di due anni nei partecipanti con un BMI maggiore o uguale a 25.
Oltre al contenuto dell'intervento, l'esito dell'intervento è influenzato anche da come esso è condotto. Un effect size maggiore è stato raggiunto nei programmi interattivi rispetto a quelli didattici, che includono sedute multiple (almeno quattro) e condotti da esperti.
È auspicabile che i progressi raggiunti dalla ricerca nella prevenzione dei disturbi dell'alimentazione e la disponibilità di guide su come implementare gli interventi preventivi basati sull'evidenza, stimolino anche in Italia ad applicare questi programmi di prevenzione e a interrompere l'utilizzo di interventi privi di prove di efficacia.

Bibliografia
Stice, E., & Presnell, K. (2011). Progetto corpo: Promuovere l'accettazione del corpo e prevenire
i disturbi dell'alimentazione. Verona: Positive Press.
Wade, T. D. (2017). Prevention of eating disorders. In K. D. Brownell & B. T. Walsh (Eds.), Eating disorder and obesity. A comprehensive handbook (pp. 340-345). New York: Guilford.

Riccardo Dalle Grave


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