Clinica

mar212018

Frenare l'aumento dell'incidenza di obesità e diabete significa prevenire una crescita dei casi di tumore

Un ampio studio epidemiologico corrobora l'evidenza che l'obesità, il sovrappeso e il diabete siano fattori di rischio di insorgenza di tumori e, offrendo stime molto dettagliate e articolate, fa risaltare l'impatto clinico e socioeconomico, attuale e futuro, della problematica medica. Ce ne parla Marco Gallo, dirigente medico presso la Struttura Complessa di Endocrinologia Oncologica dell'Azienda Ospedaliera "Città della Salute e della Scienza di Torino" e coordinatore del gruppo "Diabete e tumori" dell'Associazione Medici Diabetologi (AMD).

Quali sono il razionale e l'obiettivo dello studio pubblicato su "Lancet Diabetes & Endocrinology"?
È una stima epidemiologica compiuta da un gruppo di ricercatori di Londra, che hanno cercato di valutare quale fosse la percentuale di casi di tumore attribuibili al diabete e al sovrappeso e ai due fattori di rischio considerati in maniera associata. Tutto ciò è stato analizzato per tipi di neoplasie, per i due generi e per gran parte dei Paesi del mondo (circa 175 nazioni). Dopo avere rivisto la letteratura precedente, per identificare quali fossero le neoplasie con aumentato rischio indotto da sovrappeso e diabete, gli autori hanno analizzato i dati per ciascun Paese relativamente all'insorgenza di queste determinate neoplasie, in particolare valutandone una dozzina per l'obesità e sei per il diabete. Considerando che tra l'esposizione ai fattori di rischio e lo sviluppo di malattia trascorre un certo tempo, i ricercatori hanno esaminato la popolazione diabetica e/o sovrappeso al 2002, confrontandola con l'insorgenza delle neoplasie in studio a distanza di 10 anni, cioè nel 2012. L'obiettivo era avere una conferma di un'evidenza nota da molti anni attraverso però una stima più precisa sui vari fattori considerati, separatamente e secondo differenti variabili.

Può descrivere i contenuti essenziali dell'analisi?
È un lavoro eseguito su larga scala, su una tematica clinica già oggetto di diversi studi condotti in passato e su cui non c'è niente di nuovo dal punto di vista scientifico, ma in questo caso i ricercatori hanno tentato di identificare, con i limiti che può avere una stima statistica, quale sia l'effetto reale di questi fattori di rischio sia separatamente sia per i diversi tipi tumorali. È così emerso che circa il 5-6% di tutte le nuove neoplasie diagnosticate nel 2012 è attribuibile all'effetto combinato del sovrappeso e del diabete. In realtà, focalizzandosi su determinate neoplasie più direttamente legate alle due condizioni, questa quota diventa molto più alta, fino ad arrivare al 25, 30 e anche 35% per alcuni tumori specifici, come l'epatocarcinoma, il carcinoma colorettale e quello endometriale.

Sono quindi dati in qualche modo noti e attesi oppure apportano nuove conoscenze? Quali conclusioni traggono gli autori?
I dati sono sicuramente sia noti sia attesi e traggono origine da pregresse ricerche condotte alcune a livello di singola nazione, altre a livello di continente, altre ancora - più spesso - organo per organo, le quali nel complesso hanno prodotto una grande quantità di evidenze. Il merito maggiore di questi epidemiologi sta nell'aver analizzato diverse neoplasie separatamente nei due sessi, Paese per Paese e in diverse condizioni quali appunto diabete, obesità e sovrappeso. Diverse le conclusioni tratte dagli autori. In primis, ricordano come tanto la prevalenza dell'obesità quanto quella del diabete negli ultimi trent'anni siano aumentate enormemente e si preveda un'ulteriore crescita nel prossimo futuro; ciò implica un numero atteso ancora maggiore, rispetto agli ultimi anni, di alcune neoplasie tipicamente correlate a tali condizioni. Inoltre, rilevano che negli ultimi dieci anni la maggiore crescita percentuale di queste neoplasie si è osservata in Paesi a basso e medio reddito, che in futuro avranno pertanto un maggiore aumento dei casi di cancro, con costi molto elevati dovuti ai trattamenti antitumorali, costituendo una sfida davvero importante soprattutto in nazioni che avranno grosse difficoltà di budget nel fronteggiare tale aumento di pazienti oncologici. Nell'editoriale di commento si ipotizza che questi dati siano sottostimati rispetto al reale per il fatto che gli autori (per comodità di ricerca) hanno considerato un intervallo di soli dieci anni tra esposizione ai fattori di rischio e insorgenza di tumori. Si fa notare, infatti, che una valutazione condotta su un periodo più prolungato di esposizione a tali fattori - per esempio soggetti in sovrappeso già dall'età pediatrica - porterebbe probabilmente a una maggiore incidenza di alcuni tumori.

A suo avviso, questa analisi può comportare modificazioni dell'attuale pratica clinica in diabetologia?
Rispetto agli elementi valutati nell'articolo, ci sarebbe un altro aspetto che a mio avviso aggrava ulteriormente la situazione. Non solo le persone con diabete e/o obesità si ammalano più spesso di tumore rispetto alla popolazione generale, ma quando ciò si verifica hanno una prognosi peggiore delle persone non diabetiche o non obese, e questo per tanti motivi: la frequente presenza di varie comorbilità o la maggiore tossicità dei trattamenti antitumorali oppure tassi di complicanze più elevati con peggiori risultati della terapia. Trattandosi di una percentuale di popolazione molto ampia (solo il diabete ha una prevalenza del 6-9% della popolazione generale) si è di fronte a un numero davvero molto elevato di soggetti che ha un rischio aumentato di andare incontro a tumori maggiori e che otterranno risultati più deludenti dalle terapie antitumorali. Ciò impone di pensare soprattutto a strategie di prevenzione, e in tal senso il primo compito spetta ai governi che devono impostare migliori politiche sociali, ambientali e nutrizionali per ridurre l'obesità, per esempio contrastando la commercializzazione di prodotti a basso costo, ma molto ricchi di calorie. Anche tra i medici (diabetologi e internisti) occorre un cambio di prospettiva, divenendo coscienti di gestire pazienti non solo con il rischio di complicanze che si è soliti conoscere e trattare, ma che hanno anche un maggiore rischio oncologico. Ciò va considerato nella loro profilazione tramite i tipici screening della popolazione adulta (mammella, Pap test, ricerca di sangue occulto nelle feci) per i quali i diabetologi possono svolgere un ruolo rilevante di sensibilizzazione. Questo studio, inoltre, corrobora l'idea della creazione all'interno di AMD di un gruppo dedicato a "Diabete e tumori", in cui è emersa l'importanza del lavorare a fianco degli oncologi che sono i primi a essere consapevoli che alla base di tanti tumori ci sono fattori di rischio comuni a quelli di diabete, obesità e sovrappeso. AMD ha intenzione di realizzare una collaborazione con AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) con vari obiettivi: sviluppare politiche di prevenzione più efficaci rivolte alla popolazione generale, o in fase di prima diagnosi di diabete o sovrappeso, e istituire politiche secondarie condivise di gestione, assistenza e trattamento quando nel paziente diabetico, obeso o sovrappeso la patologia tumorale si sia già manifestata.

Lancet Diabetes Endocrinol, 2018 Feb;6(2):95-104. doi: 10.1016/S2213-8587(17)30366-2.
Fonte: Doctor33.it


DALLE AZIENDE