Scienza

apr132017

Dieta e stile di vita possono modificare la malattia infiammatoria intestinale?

A questa domanda vuole dare risposta la review appena pubblicata sul numero di maggio di Current Gastroenterology Reports, soprattutto alla luce del ruolo che i più recenti dati nella letteratura hanno attribuito all'uso di tabacco, dieta, antibiotici, carenza di vitamina D, stress, appendicectomia e all'uso di contraccettivi orali. Alcuni fattori di rischio hanno influenze simili sia sulla colite ulcerosa sia nella patologia di Crohn, mentre altri sono specifici per il singolo caso oppure presentano addirittura effetti divergenti. In particolare è stato considerato il ruolo giocato dall'alimentazione: uno dei fattori scatenanti più comuni riferiti dai pazienti e la base di evidenza per il suo effetto sulle patologie specifiche è cresciuta negli ultimi anni, dimostrando una correlazione a lungo termine tra la composizione di macro- e micronutrienti nella dieta e l'incidenza di IBD nell'adulto; senza dimenticare il ruolo della dieta sui cambiamenti (in termini di diversità microbica e composizione complessiva) del microbiota, modificazioni che sono fondamentali per la patogenesi di IBD.
Si confermano solidi i dati che riguardano l'efficacia, da sola o in associazione ad altre terapie, a sostegno della terapia enterale per l'induzione della remissione. Sono state valutate diverse diete di esclusione: una delle più popolari è la dieta che esclude carboidrati specifici (SCD), no quindi a tutti i carboidrati complessi, cereali e zuccheri raffinati, tranne per il miele e il latte, sviluppato inizialmente da Hass nel 1930 per il trattamento della malattia celiaca. I molteplici piccoli studi osservazionali non controllati dimostrano beneficio nella risoluzione dei sintomi e, forse, miglioramento della infiammazione delle mucose, ma mancano rigorosi studi randomizzati che esaminino l'efficacia prima di trarre conclusioni solide circa il ruolo di questo protocollo.
Le altre diete di esclusione, tra cui una dieta priva di glutine, dieta a basso contenuto FODMAP, e la dieta paleolitica secondo gli autori non sono ancora stati ben studiati. Efficace comunque una dieta che esclude salumi e altri prodotti confezionati, glutine, latticini, grassi animali, pane, prodotti in scatola, e prodotti contenenti emulsionanti: quasi tutti i pazienti hanno riferito un miglioramento della sintomatologia.  Anche rispetto all'arricchimento o meno della dieta di fibre sono necessarie ulteriori ricerche, in particolare sulla fibra solubile da frutta e verdura in individui con malattia conclamata, mentre i pazienti con stenosi sintomatica o sospetta dovrebbero continuare una dieta a basso residuo per prevenire le complicanze meccaniche di occlusione intestinale. Da ultimo, poiché l'infiammazione intestinale attiva e la scarsa nutrizione durante la malattia acuta sono associate a una miriade di carenze di vitamine e micronutrienti, lo studio esamina anche ferro, vitamina D, zinco e vitamina B12. Sebbene la maggior parte delle carenze non incidano sulla patogenesi della malattia, zinco e vitamina D in particolare sono stati proposti per avere importanti ruoli immunologici e di beneficio terapeutico.

Curr Gastroenterol Rep. 2017 May;19(5):21.

Silvia Ambrogio


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